Dal bordello al convento

"Buttafuocho de Prato utitur die noctuque cum quadam sorore noncupata suora Chaterina, de qua habuit tre filios et cum ea conversavit per tempus trium annorum", "Buttafuoco da Prato usa di giorno e di notte con una certa sorella chiamata suor Caterina, dalla quale ebbe tre figli e con lei praticò per il tempo di tre anni". Nessuno scandalo avvenne quando, nel 1459, agli Ufficiali di Notte venne "tamburata" questa notizia. 

Le prostitute che si pentivano e volevano redimersi oppure erano diventate troppo vecchie e malandate, andavano a chiedere accoglienza al monastero di Santa Elisabetta o delle Convertite in via Chiara, ora via dei Serragli angolo via del Campuccio, nel popolo di San Felice in Piazza. Nel 1837 le suore si trasferirono in via Malcontenti, ora quel tratto di strada si chiama via San Giuseppe (rione Santa Croce), ma fu adibito ad altri usi. Un altra fondazione accoglieva soprattutto le donne sposate e di "vita dishonesta", Compagnia di Santa Maria Maddalena o delle Malmaritate, in via della Scala.

 Un altro convento di San Francesco e pure esso delle "Malmaritate", dell'epoca trecentesca, in via dei Macci con accanto lo Spedale, occoglieva in prevalenza ragazze madri o donne separate. In queste istituzioni, come avrete capito, entravano principalmente ex prostitute in cerca di redenzione dopo una "vita dishonesta" ma anche donne sposate di facili costumi, ma non sempre ci rimanevano per molto tempo. Era molto freguente che le meretrici dopo pochi mesi ritornassero al mestiere che facevano prima, data la misera vita imposta all'interno dei conventi, preferivano ritornare con i soliti amici o protettori.

Una precisazione: la vita delle "Convertite" non era facile, mancavano fondi adeguati al loro sostentamento, e le donazioni volontarie o lasciti testamentari, le elemosine, e nemmeno una percentuale sulle tasse e sulle multe inflitte dagli Ufficiali dell'Onesta e dagli Ufficiali di notte, riuscivano a coprire le spese. Nemmeno la conversione e il tentativo, fallimentare, di organizzare e controllare la prostituzione poteva dare sollievo a queste povere donne, ridotte cosi solo a causa della povertà e cattiveria di alcuni sinistri personaggi.

Nel 1614 accadde un fatto che cambiò l'universo del meretricio, la sepoltura in un luogo consacrato, mai era accaduto, come era d'uso loro venivano sepolte in fosse anonime fuori dalle mura o in "sù bastioni" insieme alle streghe, eretici, infedeli e giustiziati senza comunione. 

I conventi ed i monasteri erano una polveriera pronta a scoppiare, dall'affollamento alla promiscuità, dalla fame al degrado, perciò appare naturale che gli ex protettori cercassero di riprendersi le donne, ed anche quelle meno compromesse... la fame fa perdere ogni controllo. 

Nel 1624 l'Arcivescovo Alessandro Marzi Medici, avendo "visto li disordini che sono nati nel Monastero di Santa Elisabetta", affollamento e promiscuità, denunciava che le donne dormivano insieme, "cosa ripugnante alla regola, et ordini monastici" e di essere "oltre l'essere tenute gl'anni interi senza... vestire". Per risolvere il problema l'esimio Arcivescovo impose che nessuna donna venisse accolta senza che si portasse il letto "con i suoi requisiti", da tenere presente che la maggior parte delle persone povere dormiva su mucchi di cencio o paglia... come sempre chi ha troppo non capisce chi, invece, non ha nulla.

I conventi erano, "messe in deposito" di donne perdute, di cattiva fama o adultere per espiare in preghiera le loro colpe. E questo aumentava di molto il sopraffollamento.

Uno scandalo sessuale, 1640-1641, che scosse il mondo dei monasteri delle "convertite" fu quando arrestarono il "molto reverendo signor Pandolfo Ricasoli Baroni"(foto a sinistra), governatore delle Convertite e forte fautore per far ammettere nei monasteri diverse puttane "redente". Un santo insomma. Questo signore che a venti anni indossò l'abito dei gesuiti, studioso e conoscitore del greco, latino ed ebraico; autore di trattati in materia di fede ed ebbe, anche, il titolo "protonotario apostolico", compose "l' Orazione in lode alla verginità e della fortezza militare", pubblicò  la vita della Beata Margherita da Cortona ed un anno dopo scrisse su Angelo Maria Montorsi, generale dell'ordine dei Servi. Ma cosa fece questo "molto reverendo signore" di cosi grave da stupire il mondo cattolico e non solo?

Tutto cominciò quando, nel 1632, una certa Faustina Mainardi, ex tessitricevedova, che aveva aperto un ritrovo intitolato a Santa Dorotea, al Canto alla Mela(dal 18 sec. Manicomio - Ospedale di Santa Dorotea) in via Ghibellina angolo via dei Macci, ora occupato da un bar (foto a sinistra), vicinissimo al convento San Francesco, un collegio di fanciulle "da condursi per la via delle virtù cristiane a gran perfezione di laudabili costumi". Ebbene il nostro Pandolfo Ricasoli Baroni fu scelto per dirigere, spiritualmente, "la buona vedova e quelle semplici verginelle". Come è facile intuire in breve tempo oltre che spirituale, il rapporto con Faustina e le fanciulle, divenne anche materiale, o per meglio dire sessuale. La notizia di questo coinvolgimento di Ricasoli venne, alla fine, scoperta ed alcune denuncie arrivarono al Sant'Uffizio, alle orecchie dell'inquisitore francescano Giovanni Muzzarelli, in seguito rimosso dall'incarico con l'accusa di essere stato troppo buono. 

Il molto reverendo signor Pandolfo Ricasoli Baroni, preferì confessare tutto e sperare di beneficiare del trattamento riservato ai rei confessi. Ma, sfortuna per lui e gli altri imputati, Faustina Mainardi e il sacerdote Jaco po Fantoni, che aveva preso parte ai "commerci carnali" nel collegio femminile e omosessuali, vennero condannati al carcere a vita. In questo scandalo altri personaggi minori vennero condannati all'esilo e confisca dei beni: Frate Serafino Lupi, il giovanissimo sacerdote Carlo Scalandroni, il fratello di Faustina, Girolamo e degli artigiani benestanti. Inutile fu l'abiura pubblica, da parte dei tre principali imputati nella basilica di Santa Croce, il vasto pubblico rimase sconcertato e scandalizzato per i fatti intimi declamati da gli stessi reo confessi. 

Dalle indagini venne scoperto che gli accusati avevano fondato una  setta  in odore di eresia; suggerisco un approfondimento nella quale veniva declamato che: i rapporti sessuali fossero "esercizi di virtù" e che andassero praticati "con l'animo lontano da ogni dilettazione sessuale"... la solita vecchia storia.

 

L'universo della prostituzione offre notizie, spunti e materia di riflessioni a non finire; anche adesso hanno rimesso in discussione se riaprire i bordelli chiusi dalla legge Merlin, sarà molto difficile sapere se sarà un bene oppure no. Una cosa è certa, i nostri "intelligenti ed acculturati" uomini politici dovrebbero leggere, e non freguentarli, la storia ed i tanti, anzi tantissimi, tentativi di regolare la cosidetta "professione più antica del mondo", nessuno ci è mai riuscito e perciò mi chiedo: cosa fa credere a loro di saper fare meglio?