Miracoli Eucaristici della Chiesa di Sant'Ambrogio

Passeggiando dalla parte opposta del Duomo, seguendo Via del Corso, andando verso il Mercato di Sant'Ambrogio, troverete una chiesa, completamente ristrutturata sfortunatamente non bene, la quale è in una piazza che ha lo stesso nome: Sant'Ambrogio. La piazzetta di giorno è piacevolmente gremita di persone indaffarate con un chiosco che vende ottimi panini al lampredotto, fermatevi e gustatelo con un buon bicchiere di vino, una sosta è d'obbligo e non dimenticate qualche pezzo di schiacciata con l'olio e non solo... un negozio all'angolo ne ha molto buona. Invece durante la notte la piazza e le vie attorno diventano una zona degradata e sporca almeno sul tardi: ubriachi, punkabbestia e altre persone fastidiose e qualche volta aggressive. Suggerisco di evitarla la notte.

La zona di mattina, come ho già detto, è piacevole, vari odori si mescolano fra loro, pane appena sfornato, lampredotto in cottura, pesce fresco esposto con maestria, un piccolo mercatino di vestiario e voci allegre di persone che vivono li o nelle vicinanze; vi garantisco che questo vi metterà di buon umore. Nella Chiesa di Sant'Ambrogio, pochi lo sanno perchè la sua importanza è soffocata dalle brutte cose che avvengono in piazza, ma soprattutto dall'indifferenza verso la storia da parte di tutti, qui sono avvenuti due miracoli eucaristici, secondo la dottrina della Chiesa cattolica, un miracolo che coinvolge l'eucaristia, il sacramento istituito da Gesù durante l'Ultima Cena. Il primo miracolo nel 1230 mentre il secondo nel 1595.

 

Il 30 dicembre 1230 un anziano sacerdote, di nome Uguccione, nel detergere il calice durante la messa, vi lasciò inavvertitamente del vino consacrato: il giorno dopo lo ritrovò "come sangue vivo raggrumato e incarnato". Il liquido raggrumato, raccolto in un'ampolla di cristallo, fu portato in curia per disposizione del vescovo, monsignor Ardingo Foraboschi. Dopo un periodo di osservazione, la reliquia fu riportata nella chiesa di Sant'Ambrogio, dove tuttora è custodita in un artistico tabernacolo di marmo, realizzato da Mino da Fiesole. Venne affidata alla Corporazione dei Giudici e dei Notai, la più importante di Firenze, la cura della reliquia, che ogni anno veniva portata in processione, e avrebbe salvato la città in occasione della peste del 1348. L'episodio è descritto in un affresco del 1486, opera di Cosimo Rosselli, conservato nella chiesa stessa. Papa Bonifacio IX, nel 1399, concesse alla chiesa di Sant'Ambrogio le stesse indulgenze riservate alla Porziuncola di Assisi.

Il 24 marzo 1595, Venerdì Santo, nella stessa chiesa divampò un violento incendio, durante il quale un sacerdote, cercando di mettere in salvo la pisside con le ostie consacrate, inciampò facendo finire le particole tra le fiamme. Dopo l'incendio le particole vennero ritrovate avvolte in un corporale, miracolosamente intatte. Successivamente l'arcivescovo Alessandro Marzi-Medici, dopo un'accurata indagine, riconobbe il prodigio autorizzandone il culto. Le reliquie sono oggi conservate nella stessa chiesa, nel tabernacolo della cappella del miracolo, insieme all'altra reliquia del sangue raggrumato, e insieme vengono esposte ogni anno durante le Quarantore nella sera, dalle 3 del pomeriggio di Venerdì Santo all'alba di Pasqua, le 7 del mattino della domenica di risurrezione o risuscitamento, raccolte in un unico ostensorio.