Come il "popolo di Dio" viveva nel XIV secolo

14 settembre 1321, Dante Alighieri muore e insieme a lui muore un mondo fatto di "amor cortese", di laicità dello stato e d'unita d'Italia; insomma muore quel tempo che il poeta rimpiange e, sfornutatamente, non rivedrà mai più anche il suo "bel San Giovanni". Dante si sa non è mai stato tenero nei giudizi e si scaglia contro una città, o meglio ancora, contro un ceto politico nuovo e dedito solo al guadagno. La nuova realtà che affiora è quella dei mercanti, delle fabbriche, degli scambi, dei finanzieri ma è soprattutto una città di padroni ed operai.

Firenze ha il suo boom economico, tutto si compra e tutto si vende, sarà la città più ricca del mondo conosciuto ma anche quella con intere zone dediti alla prostituzione purchè si può ricavare guadagno anche da questo mestiere. Il cambiamento che bene illustra la nascita di un nuovo ceto, la borghesia, è l'abolizione nel 1289 del "servo della gleba", cosi i contadini potranno finalmente lasciare i campi e decidere cosa e dove andare. Sembra un bel gesto nobile ma non è vero, è solo un modo di togliere i contadini ai nobili, i quali vivono fuori dalla città, per soddisfare cosi una enorme richiesta di operai nelle fabbriche. Si smette di fare il contadino e si diventa operai, migliaia lasciano i campi per entrare in una città che non è attrezzata ad accoglierli, nascono le baraccopoli e zone con nomi che ben caratterizzano il posto, rione "Pitigioso", rione "Baldracca", la "Macciana", la "Malacucina" con pochi pozzi per attingere acqua, senza un adeguato sistema fognario, strade sempre melmose per gli scarichi dei rifiuti sia solidi che biologici e tante malattie, insomma un posto sporco e fatiscente.

Il XIV secolo sarà anche conosciuto per le tante epidemie portate da mercanti provenienti dall'oriente e veicolate da città sudicie infestate di topi. L' abolizione della "gleba" ricorda ciò che avviene nel 1956 in Italia quando verrà abolita la vecchia legge che vieta le "migrazioni interne", e i lavoratori italiani possono, finalmente, scappare dal sud povero al nord ricco, facendo felici gli industriali del nord tanto amici di Roma. Questa però è un'altra storia. La borghesia industriale, alla fine del XIII secolo, riesce a eliminare i nobili dalla vita pubblica, con gli "ordinamenti" di Giano della Bella, e assumere cosi il controllo della città. Le fabbriche si moltiplicano e la richiesta di operai sale vertiginosamente, insomma la ricchezza è li, basta saperla prendere. Proviamo a vedere la produzione della lana, che nel XIV secolo è il maggior guadagno per la città: nel 1300 la fabbrica media fiorentina produce 300 pezze, nel 1330 circa 400 e nel 1470 superano 1000 ogni giorno, ma a quale prezzo questa ricchezza vedrà la luce? Vediamola:

Per gli operai gli unici giorni liberi sono le feste comandate, bisogna lavorare 6 giorni su 7 almeno 12 o 15 ore ed in estate fino 18 ore al giorno, mai fermare la produzione, bisogna far girare i soldi. Nessuno intoppo può fermare la ricchezza, la sorveglianza in città è totale, nulla sfugge ai "birri", bisogna stare attenti al Vecchio Mercato (ora Piazza della Repubblica), li c'è una babele di lingue e persone, attenti al gioco d'azzardo, lo straniero deve credere di vivere in una città perfetta, almeno durante le feste. Per pulirsi un pò la coscienza senza riuscirci il mercante fiorentino, in calce ad ogni documento scrive, "in nome di Dio e del guadagno", però concedono prestiti con gli interessi dal 36% al 50%, ma se sono rivali come i senesi anche al 100%, in fondo i rischi ci sono e bisogna cautelarsi. Un cronista straniero scrive: "...divorano gli uomini e bestie, i mulini, i castelli, i boschi e le foreste. E prosciugano gli stagni ed i fiumi. Non portano mai con se un ducato, ma soltanto un pezzo di carta in mano e la penna dietro l'orecchio. e con le loro scritture tosano la lana sul dorso delle pecore, indegne".

Questi mercanti cosi avventurosi ed accorti sono dei padroni inflessibili, producono ogni anno oltre 100.000 pezze di lana, aprono centinaia di fabbriche, distruggono il tessuto urbano e sociale ma poco importa, portano soldi e guadagno. Firenze con quei capitali costruirà e finanzierà opere meravigliose, costruisce monumenti e chiese, finanzia grandi artisti e cosi nei secoli futuri saranno considerati mecenati, nel loro presente inneggiano solamente alla loro potenza e alla propria vanità, e l'ingordigia di pochi crea malcontento e rabbia nei molti, i quali di quella ricchezza non ne usufruiscono.

Il lavoro degli operai della lana è durissimo, loro non possono parlare alle assemblee pubbliche, non possono votare nè tantomeno venire eletti. In questo periodo Firenze ha circa 100.000 abitanti, e 30.000 gravitavano intorno alle fabbriche dei "panni fini". Bisogna restare competitivi, la giovane industria inglese preme sui mercati e conquista spazi, allora per ridurre i costi si fanno sparire i piccoli laboratori artigianali e nascono le "manifatture". Ogni operaio un compito preciso, ripetitivo, noioso... se non ti piace te ne vai, di manodopera ce nè molta e tanto disperata. Il salario è appena sufficiente per sopravvivere, e nell'industria manifattureria, per non rallentare la produzione, vige anche un sistema di multe per chi sbaglia: 5 soldi se lavori male una pezza, 2 soldi se non riponi una pezza prima di andare a casa, tutto questo per tre volte dopo sei fuori, allontanato anche dalla comunità religiosa, con il placet dei preti. Vuoi lasciare il posto? Devi dare 4 mesi di preavviso, se invece ti voglio mandare via ti scaccio immediatamente.

Non dimentichiamo nemmeno i fattori-sorveglianti (sarà anche la mansione di Michele di Lando, il traditore che farà fallire la rivolta dei Ciompi) e gli informatori sottoposti all' "Ufficiale Forestiere", che oltre alla paga hanno una percentuale sulle multe, ma soprattutto dovranno occuparsi soprattutto di stroncare sul nascere le "conventicole" e le assemblee di operai. L'Ufficiale potrà far somministrare punizioni fisiche o anche torturare per chi perde la "retta via": la gogna, la "schopa" (frustate con verghe), le "schoreggiate (con cinghie), e per finire in bellezza la "cholla" cioè la slogatura degli arti. Il Popolo Grasso, il 5% della popolazione, detiene il pieno controllo della moneta e del potere affaristico lasciando ai nobili solo quello di pagare le tasse ed ai poveri pagare le tasse e essere sfruttati. Lo scontro sarà inevitabile... continua