Il Cocomero che non finì.

Salve cari amici il vostro amico e servitore, Moccolo, è tornato a raccontarvi un’altra storia dell’antica Firenze, la città così tanto amata… se sapeste cosa era nella realtà non l’amereste tanto. Però diciamo la verità, che anche voi miei cari lettori amate le storie truculente e con tanto sesso, vi piace leggere le disgrazie altrui vero? Allora vi accontenterò. Oggi vi racconterò una storia che potrebbe essere divertente se non fosse stata segnata da una violenza non conclusa certo ma, credetemi, ha fatto male a chi l’ha ricevuta.

Vorrei presentarvi Marietta Salvi De Ariolinis, una seria madre di famiglia con una bella casa con giardino in via Maggio, con servi ed un ricco marito, forse sarebbe meglio dire non povero. La bella Marietta ogni giorno salutava suo marito, lavorava come sensale [1] per tanta gente ricca ed importante, poi metteva i suoi figli nelle mani di un educatore e lei si occupava della casa… e non solo di quella. Non ve l’ho ancora detto ma la bella Marietta aveva un soprannome nell’ambiente delle puttane: “culo ritto”. Questo dice tutto di come era conosciuta da gente che frequentava i bordelli, ovviamente quelli ricchi. La dolce Marietta chi non ha mai pensato di poterla possedere in “posterionibus”, illusi, quella era l’unica parte ancora non rotta, integra, chiusa, sana e tanto appetibile… lei ci teneva molto a conservare quello scrigno di delizie così bello e soffice, chissà perché poi conservarlo, avrebbe guadagnato molto ad usarlo nel modo migliore… mah, non è un mio problema né il vostro, a voi non lo avrebbe certamente dato, miei lettori uomini… porci!!! Non pensate alle vostre mogli??? Penso proprio di no, siete tutti uguali, e per questo motivo io, Moccolo, ho approfittato della vostra debolezza e quanti ne ho distrutti, rovinati e suicidati per non dire altro. – hahahaha - ho ballato sulle vostre tombe, fino a quando ho potuto. Ma questa sono altre storie.

Per adesso lasciamo Marietta, vi dispiace eh? Ora voglio anzi devo farvi conoscere altrimenti non capirete cosa è successo Piero Altoviti. A proposito il nostro Piero ha un soprannome buffo e vi fa intuire il suo aspetto fisico, Cocomero. Il fesso aveva un culo cosi grasso e grosso da meritarsi questo soprannome, era anche un po’ stupido, ma era ricco ed i difetti spariscono coi soldi, giusto? Insomma questo illustre idiota era un ramo secco, l’ironia della vita, della illustre famiglia degli Altoviti [2]. Piero aveva la rara qualità di mettersi nei pasticci per un vizio che lo rendeva tanto famoso e capace di spendere tanti fiorini d’oro all’idea di soddisfarlo: il CULO [3], ebbene sì miei cari lettori, il posteriore fin dai tempi più antichi è stato e sarà il tarlo di tutti i fiorentini. Bei tempi i miei, eravamo famosi per averne rotti molti ma soprattutto per i molti bordelli, non solo con puttane ma anche prostituti uomini, basta soddisfarli i vostri sensi e tutto andava bene. Il nostro amico non è da meno e soddisfarsi questo vizio frequentava molti bordelli. Tutti lo sapevano, meno male che riusciva ad essere generoso con tante persone visto i posti che frequentava, altrimenti, con tutti i soldi che si portava nella sacca, un giorno lo avrebbero trovato con la gola tagliata in un fosso lungo le mura [4]. Tutti lo deridevano quando lo vedevano passare ma in silenzio per rispetto verso la sua potente e qualche volta pericolosa famiglia.

A questo punto qualcuno, forse, si starà chiedendo in che modo e dove si incontreranno i due simpatici personaggi appena descritti, è molto semplice il luogo un bordello, il modo invece a causa dei soldi. Il loro incontro porterà i nostri eroi ad essere considerati come storielle da raccontare in osterie di infimo livello. Cercherò di spiegare i fatti, sempre che smetta di ridere e possa finire di scrivere. Scusate il mio recepire il divertimento ma avrei voluto esserci per vedere con i miei occhi la scena che tutti dicono divertente.

In una tarda e piacevole mattinata di aprile del 1529, in una serie di folli coincidenze che la vita ci porta, ma ci porta anche a credere che gli dei hanno il senso dell’umorismo molto sviluppato e forse un po’ crudele, portarono i nostri due eroi al Canto di Ciardo [5] contemporaneamente, Marietta a cercare clienti disposti a pagare bene per la sua esperienza e Cocomero a cercare un culo da rompere o male che vada un culo anche usato. Per un malaugurato equivoco, si videro, e ognuno di loro due pensò a quello che poteva avere, errore, grosso errore. Lui era completamente perso nel poco controllabile desiderio, eccitato dal desiderio e anche un po’ ubriaco, non capì una parola di quello che lei le diceva, cioè che lei faceva tutto ma non avrebbe mai dato il culo. Entrati nella stanza dove avrebbero consumato il loro mercenario rapporto, gli avventori, dopo pochi minuti, cominciarono a sentire tanto rumore, oggetti spostati con violenza, urla di paura, di rabbia, di dolore e delusione, e poi il silenzio. La tenda che separava la taverna con la celletta si apri con violenza e tutti videro uscire, piangente, Marietta con la sottana legata in vita e con quel bel culo in mostra, ed io non c’ero maledetto me, avrei pagato per vedere. Subito dopo usci anche il grasso Piero, con i calzoni calati, che correndo si intorcigliarono alle caviglie facendolo cadere. Tutti gli avventori dissero che fu come vedere e anche sentire cadere una botte piena di acqua dal primo piano. Piero a fatica si rialzò e scappando verso San Giovanni perse i calzoni, vedere le sue nudità traboccanti di ciccia portarono le persone a narrare l’episodio per mesi, anche dopo la scomparsa dei due.

No no, che pensate non scomparvero perché morte ma per la vergogna di avere subito un processo infamante per loro due, non certo per la gente che assistette. Volete sapere cosa scrisse lo scrivano del tribunale? Si? Va bene, eccolo, è in latino, almeno capirete perché Firenze a riso di loro: “… posuit eam ut dicitur bocconi super quadam madiella et sublatis pannis voluit ea abuti et sodomitare immitens membrum virile in anum mulieris predicte, adeo quod eum fregit; qua propter ea exclamans aufugit ex manibus dicti Pieri, nondum spermate emisso”, avrete capito vero? Troppo divertente, e questo venne ascritto sui registri degli Otto di Guardia – Carte Carnesecchi.

 Ora per aiutare molti di voi che non hanno capito vi dò la traduzione in italiano: “... la pose come si dice a bocconi su una certa madiella e, sollevati i panni, volle abusare di lei e sodomizzarla immettendo il membro virile nell’ano della donna predetta, fintanto che lo ruppe; al che ella urlando fuggì dalle mani di detto Piero, non essendo ancora emesso sperma”.

Dopo questa seconda umiliazione, i due sparirono dalla vita pubblica: Marietta, subì una tale bastonatura da parte del marito da rimanere a letto per settimane, ed in seguito venne mandata in un podere fuori le mura e nessuno la vide più, nessuno ha mai scoperto cosa le è successo. Invece Piero lo mandarono a Bologna non prima di avere bastonato anche lui, dove la famiglia aveva interessi commerciali e non fece più ritorno a Firenze, anche di lui nessuna notizia. Qui finisce un’altra squallida storia di sesso soldi e tante bastonate…

Spero di avervi fatto divertire. Alla prossima…

 

Il Boia linciato dal popolo Il "Principe" puttaniere.

 

[1] Sensale, mediatore, proxenèta in latino, in affari e contratti di vario tipo e fungeva da intermediario tra venditore e acquirente, nell'avvio, definizione e stipulazione di accordi, transazioni e contratti, specializzato in particolare nel settore dell'agricoltura e dell'allevamento. Il sensale si occupava anche di organizzare matrimoni combinati.

[2] Altoviti, fra le più antiche famiglie di Firenze, il loro palazzo più importante è il Palazzo dei Visacci in Borgo degli Albizi 18 a Firenze

[3] Culo, nel periodo in questione la sodomizzazione era punita con multe e carcere anche duro, se poi era un rapporto fra uomini le pene si incrudivano.

[4] Lungo le mura, qui di solito ci buttavano quelli morti senza essersi confessati oppure coloro che non si sono pentiti dei loro peccati dopo essere stati giustiziati.

[5] Canto di Ciardo, in questo piccolo canto c’era la famosa osteria o cella e un bordello di buon livello divenuto famoso col nome Cella di Ciardo, dal nome del proprietario. La cella era nel quartiere di San Giovanni, ed era situata all’angolo di Via Sant’Antonino con Via dell’Ariento, adesso c’è solo un targa a ricordare il luogo.