Scambio in natura

Eccomi qua sono sempre io, Moccolo, il vostro unico narratore delle vicende accadute nei bui e tristi vicolacci della Firenze antica. Adesso parlerò del mio strano fratello, Piero, troppo gentile e troppo femminile per il “buco”, per questo motivo diventerà molto popolare nella zona. Piero fin da piccolo veniva preso di mira da tutti i ragazzini e ragazzine del quartiere, tornava sempre pieno di lividi, con i suoi occhi malati di oftalmia [1] poi era ancora peggio, ma era forte e sarebbe sopravvissuto, sicuramente più di me. 

Insomma mio fratello si ambientò bene nel vicolo del Buco [2] e fino a quando l’altro fratello, Girolamo, lo difendeva dagli adulti Piero visse abbastanza bene. Un brutto giorno, soprattutto per Piero, il suo protettore venne arrestato, perché aveva picchiato troppo violentemente un sodomita e poppatore [3] che stava molestando Piero, per questo venne arrestato e buttato alle Stinche [4] per tre mesi e quando ne uscì era un’altra persona, più cattivo e molto più furbo. Ma ritorniamo da Piero perché adesso proveremo a conoscerlo meglio: dopo la cattura di Girolamo e rimanendo così senza il suo difensore, si trovò in balìa di ragazzi cattivi che abitavano il buco, e non passava giorno che lo riempissero di lividi, ed io ero troppo piccolo per poter fare qualcosa… mi dispiace fratellino mio, credimi. 

Come sempre nostra madre non si occupava di noi, al buco poche mamme lo fanno, qui la vita era dura per i bambini. Un giorno conobbe un coetaneo, anche lui senza nome, che veniva chiamato “Oriente” da tutti al vicolo, il motivo era facile da vedere, aveva la pelle più scura e sua madre, era una schiava [5] venuta da chissà dove, comprata nei mercati orientali e portata a Firenze, e qui venduta a qualche riccone che la usava come concubina. Rimasta gravida venne scacciata di casa, o per meglio dire rivenduta ad un prezzo ridotto a causa del suo stato. Venendo poi comprata da qualche bordello come serva, una volta partorito avrebbe dovuto guadagnarsi il mantenimento vendendo il proprio corpo. Il bambino se non veniva gettato in un luogo di decenza [6] sarebbe stato portato all’Ospedale degli Innocenti e messo nella ruota [7].

 Invece, cosa abbastanza insolita per una bella schiava, il nuovo padrone, proprietario di una piccola locanda anonima e senza nome sotto la tettoia dei Pisani [8], le permise di partorire e tenersi pure il piccolo bastardo il nuovo padrone era solo un piccolo ed insignificante ometto che desiderava una persona che gli desse un po' di conforto e, perche no, anche un aiuto nel lavoro. Col tempo le cose si aggiustarono, un padrone che si innamora di una schiava, anche se bella, e pure incinta è molto raro ma successe proprio questo. Per la donna e il bambino, una volta nato, la loro vita cambiò drasticamente, e per la prima volta la donna senza nome ebbe una vita più tranquilla.

Il padrone la trattava bene, non la faceva lavorare troppo, anzi la trattava così bene che un po’ alla volta i clienti della locanda dimenticarono cosa era stata e cominciarono a chiamarla “padrona”, come se fosse la moglie dell’oste. Il figlio della schiava o meglio dire ex schiava, conobbe mio fratello Piero in Piazza dei Signori mentre i ragazzi giocavano a palla o rimpiattino. il ragazzino dalla pelle scura vide mio fratello, in disparte miseramente vestito e denutrito, appoggiato ad un muro mentre guardava lui e gli altri giocare. Divennero amici, troppo amici, così cominciarono a vedersi di nascosto, e il mio femminile fratello conobbe per la prima volta, da un ragazzo più grande, alto e forte ma soprattutto molto bello, il sesso fra maschi. Piero non rimase molto sconvolto, sapeva e capiva che non era uguale agli altri, adesso imparò a conoscere il motivo di queste differenze.

Il ragazzo senza nome, avendo visto che Piero era sempre affamato lo mandò a lavorare dal fornaio Piero, fornitore di pane e dolci della locanda, che aveva bottega in Gualfonda [9]. Mio fratello, si stabilì nel sottoscala del forno e tutte le notti doveva alzarsi alle due di mattina per aiutare il fornaio a preparare il pane, ma non gli importava, mangiava e stava al caldo. L’unica cosa negativa è del padrone Piero, il fornaio, quando rimanevano soli lo molestava, meno male però che non andava oltre di qualche carezza. 

Né Piero né Oriente sapevano che il fornaio era un sodomita, altrimenti il “senza nome” non lo avrebbe mandato lì a lavorare, era molto geloso. Tutto andava per il meglio, ma un giorno la bella ex schiava orientale si ammalò di peste bianca [10], gli fecero tanti salassi [11] per tentare di guarirla ma tutto si rilevò inutile, morì non troppo serenamente nel letto dello spedale di Santa Maria Nuova. L’uomo che l’aveva comprata, il locandiere, impazzi di dolore per la perdita e nei suoi vaneggiamenti incolpava il figliastro, cercò anche di ucciderlo, ma fortunatamente il ragazzo riuscì a fuggire. Non so cosa il destino riservò al locandiere ma, credo, non finì bene, la vita riserva sempre grosse sorprese, quasi sempre non troppo buone. Il ragazzo non sapendo cosa fare, chiese a mio fratello di ospitarlo al forno la notte, era inverno, e Firenze era una città fredda.

“Oriente”, frequentando il forno e diventando garzone, scoprì che Pietro, il padrone sodomita, si era innamorato di lui, questo fatto non lo disturbò affatto, anzi cominciò a pensare di approfittarsi di questo imbecille vizioso. “Oriente” iniziò a frequentare carnalmente il suo padrone, ed ogni volta che succedeva si faceva pagare con molti scudi d’oro. Al fornaio questa situazione sfuggì di mano fino a ridursi in povertà, i vizi costano, e non sapendo come fare per continuare a sodomizzare il giovane, gli propose uno scambio in natura. 

Gli propose che ogni volta lui volesse farsi il ragazzo, una delle sorelle, Alessandra, passasse un po’ di tempo con “Oriente”, insomma uno scambio di favori. Il bel giovane all’inizio rimane un po’ sconcertato, ma accettò con entusiasmo, perché non aveva mai provato a rotolarsi su un pagliericcio con una donna. Naturalmente questo fatto suscitò le gelosie di Piero perché “Oriente” scopava una donna ed aveva paura di perderlo. Ma questa è un’altra storia, quella che voglio finire di raccontare è come finì quel bordello che si era creato nella bottega. 

Tutta questa situazione, in qualche modo, uscì dal negozio e le voci di quello che stava succedendo cominciarono a circolare in Gualfonda. Queste voci si fecero cosi insistenti che Piero, essendo molto intelligente, capì che era il momento di andarsene, riuscì a rubare qualche soldo e mentre scappava chiese ad "Oriente" di andare con lui, ma rifiutò. Questo suo rifiuto, e a causa della lascivia e del vizio che lo aveva conquistato, lo portò in seguito nei guai, perché qualcuno denunciò questa situazione agli Ufficiali di Notte.

Ecco in sintesi la denuncia in data 12 novembre 1467 contro il fornaio Pietro di Nofri di Gimignano, che sta “in Gualfonda”. Costui ama accoppiarsi con i ragazzi e, in particolare, con un garzone chiamato Oriente” (la moglie, “monna Bindella”, li ha sorpresi a letto insieme). Ma si è ridotto in miseria per il suo vizio e deve fare i conti con la cassa. Dice il foglietto messo nel “tamburo” [12]: … e perché ha poco da spendere paga il sopradetto Oriente della sua fatica in questo modo, che detto Piero di Nofri ha una sorella maritata chiamata Alessandra, donna di Zanobi di Baldo fabbro, che sta vicino a lui, et al detto Oriente l’ha arruffianata per pagamento delle sue fatiche”.

Il delatore invita gli Ufficiali di Notte a non meravigliarsi del fatto che la donna si presti al gioco, dal momento che ne prende semplicemente piacere. “Ella è figliola di Nofri di Giminiano, che aveva tre fanciulle in casa e tutte e tre puttane… che è note a ciascuno, et questa è l’una”. (Ufficiali di Notte – Carte Carnesecchi)

 

Conclusione: le carte giudiziarie non dicono come finisce questa assurda storia né se verranno condannati per questi reati, visto che la sodomia era un reato grave, e fino alla fine del 1300 era punito con la morte, invece per il sodomizzato consenziente anche la castrazione. Per quanto riguarda le sorelle puttane se avevano l’abilitazione, bullettino, a svolgere questo mestiere non subivano nessuna pena, altrimenti la marchiatura a fuoco sulla guancia era certa.

 

 I due malfattori Quattro segnalazioni

 

[1] Oftalmia (o oftalmoblenorreadel neonato, congiuntivite acuta purulenta, per lo più dovuta a gonococco o clamidia, contratta dal neonato durante il passaggio attraverso i genitali materni infetti. In medicina, termine con il quale si designava in passato qualsiasi processo infiammatorio dell’occhio e degli annessi 

[2] Vicolo del Buco, si estendeva da via Vacchereccia a via Lambertesca, queste due ultime vie esistono tutt’ora ma sono profondamente cambiate. Questo vicolo era famoso per la famosa osteria, con lo stesso nome, noto ritrovo per sodomiti, oggi si dici gay. Il Chiasso del Buco invece esiste tutt’ora e collega via Lambertesca alla torre Salterelli nella omonima piazza.

[3] Buggerone o Poppatore, chiamati anche così i sodomiti, ovvero gli omosessuali maschili, nel periodo di cui racconto le storie.

[4] Stinche 1299 - 1833, carceri fiorentine in via del Palagio, adesso via Ghibellina… dalle attuali via dell’Acqua a via Verdi. Delle carceri non rimane nulla, oltre alle abitazioni dall’abbattimento degli alti muri è nato anche il Teatro “di Pagliano” adesso Teatro Verdi.

[5] Schiava, Negli atti notarili conservati all’Archivio Storico di Firenze, ci sono molte compra- vendite di schiavi/e, che con questo atto, chiunque le abbia comprate, prendono il nome giuridico di “schiavo”.

[6] Luogo di Decenza, gabinetto o cesso nella pubblica via, protetto da un gabbiotto di legno con un buco dove le persone espletavano i loro bisogni corporali. Questi posti venivano anche usati, troppo spesso, per gettare i bambini nati morti o non desiderati. Le donne colpevoli di questo reato, se trovate, venivano punite con la morte.

[7] Ruota, o Rota degli Esposti era un meccanismo girevole di forma cilindrica, di solito costruito in legno, diviso in due parti chiuse per protezione da uno sportello: una verso l'interno ed un'altra verso l'esterno che, permettesse di collocare, senza essere visti dall'interno, gli esposti, i neonati abbandonati.

[8] Tettoia dei Pisani, Sulla Piazza dei Signori oggi della Signoria, di fronte a Palazzo Vecchio, nel luogo dove nel periodo in cui Firenze fu capitale d' Italia sorse il palazzo delle Assicurazioni di Venezia o Palazzo Lavison. Per maggiori informazioni qui

[9] Via Gualfonda, chiamata così volgarmente, poi Val Fonda e oggi Valfonda. Incomincia nella Piazza Vecchia di Santa Maria Novella, ed allo sbocco di via Nuova si congiunge con via Chiappina, dallo stradario del 1838. Questa strada esiste tuttora ed è fra via Nazionale e via Fiume a due passi da piazza Stazione.

[10] Peste bianca, è una malattia infettiva e trasmettibile. Le possibili vie di trasmissione sono:

·   1. Il contatto diretto con il tubercolo o altro materiale batteriogeno.

·   2. Infezione per via intestinale: la tubercolosi Intestinale era trasmessa attraverso il latte di mucche malate, ma anche con i cibi di alcuni animali infetti. Erano possibili ulcere intestinali da tubercolosi.

·  3. La più comune era la via inalatoria, ma anche per secrezioni oculari, per via sessuale, o durante il parto.

È una malattia a decorso lento, quasi impercettibile ma pericolosa e mortale. I segni premonitori sono tenui e sfumati: magrezza, anoressia, febbricola, tossetta e debolezza.

[11] Salasso, Sottrazione di sangue a scopo terapeutico praticata mediante incisione, puntura di ago o, un tempo, tramite applicazione di sanguisughe sulla pelle.

[12] Tamburo, oggetto simile allo strumento musicale dove venivano depositate di notte le denunce fatte in maniera anonima, ed ogni mattina il notaio vagliava le denunce e cercava di separare quelle vere dalle calunnie.