Sandrina, che poppa le donne.

Come certo ricorderete, in un racconto precedente, mia sorella Marietta, dopo avere denunciato il ser Piero di Bartolommeo Giannetti e la sua serva Giovanna, si trovò buttata sulla strada sola e distrutta per avere perso quel po’ di benessere che aveva trovato, decise di tornare al buco [1]. Una volta qui ricominciò ad angariare tutti, soprattutto me e anche gli altri bambini della mia stessa età, indifesi e soli. Tutto sembrava ritornato alla “normalità”, la sua unica priorità era sopravvivere tutto il resto non contava.

 Per mia sorella, invece, la situazione peggiorò, adesso tutti lì al ghetto cominciarono a chiamarla, come già avete letto nell’altro episodio: SGROFA [2] data la deformazione a causa malattia… e questo odiato epiteto gli rimarrà per sempre appiccicato sulla faccia, ironica la cosa. Ma non è della malattia di mia sorella che, io Moccolo, vi voglio parlare, ma di una prostituta molto famosa proprietaria di un lupanare in via delle Burella [3]. Il nome di questa tenutaria era Sandra ma tutti la conoscevano come Sandrina, era una donna molto minuta, magra, insomma un fisico mascolino… è questo il motivo del suo grande successo nell’ambiente e poi… a Sandrina interessavano solo i soldi. 

Dove e come mia sorella conobbe Sandrina è diventata, per gli altri, quasi una leggenda ma, invece, è stata la cosa più normale possibile… ve la racconto… le leggende nascono sempre sulle chiacchiere. Si incontrarono il 28 ottobre 1*** durante la festa dei “marroni” [4] in piazza San Simone [5] a pochi metri da dove lei, Sandrina, aveva la sua casa. Questa piazza durante la festa si riempiva di tanta gente che si radunava qui per comprare i marroni o “arredare la casa”, qui si trovavano anche mobili completamente distrutti ma venduti come buoni… la gente è semplice e stupida, in questo modo io ci ho costruito la mia ricchezza… almeno fino a quando non sono stato scoperto… e questa è stata la mia rovina.

Marietta mi prese per un braccio, odiava la solitudine, così mi trascinò fino alla piazza di San Simone, come sempre non mi chiese il permesso, ma ero felice di uscire dal buco e vedere posti nuovi. Arrivati in piazza San Simone vidi tanti marroni, in seguito mi dissero che si chiamavano cosi. Questi dolci frutti erano ammassati a gruppi, a secondo della grandezza, e venivano venduti a staia dai buzzurri [6] e a coloro che poi li rivendevano al minuto in Via del Palagio [7], dove la fiera si estendeva, c’era uno strepitio continuo di quei venditori coi baroccini pieni di marroni, questi erano tutti messi come una cupola, e nel mezzo ed in cima, i quartucci e le mezzette [8] già colme, per il primo compratore che via via capitava.

Tutti li compravano, perché quella sera le ballotte o le bruciate e il vin nuovo [9] erano di rito in tutte le case della gente perbene e con abbastanza soldi per fare festa. Qui, io e mia sorella incontrammo Sandrina… lei non passava inosservata, visto il lavoro che faceva doveva portare dei segnali che si potessero vedere e renderla visibile. Le prostitute dovevano portare il sonaglio, ”uno sonaglio acto ad sonandum super cucuczolo capitis”, come i lebbrosi, appeso e tintinnante al cappuccio o al cappello, perché tutti le riconoscessero anche da lontano. Potevano circolare in città solo il lunedì, e non certo per lavoro. Dovevano tenere le mani coperte dai guanti e di non calzare “pianelle”, le scarpe alte ed eleganti delle donne ricche e brave. Le puttane venivano fermate e multate dai “salta” [10] se portavano un sonaglio “che non sonava”.

Meno male che portavano il sonaglio oppure un nastro giallo sul cappello, perché anni prima il segno che le distingueva era un marchio, fatto con un attrezzo simile a quello per la marchiatura degli animali, sulla guancia. Questo sfregio faceva calare il costo della prostituta e di conseguenza non era più molto “apprezzata” e sarebbe andata al bordello pubblico. Allora, come dicevo, qui al mercato mia sorella venne notata da Sandrina perché lei era diversa, brutta ma non sgraziata, piccola ma non troppo, in lei forse ha visto qualcosa che poteva interessare… sembrava un ragazzo e questo sarebbe piaciuto a qualcuno, anzi, in seguito, a troppi. 

Per la prima volta, insieme alle due donne, entrai in un lupanare, rimasi fra il deluso ed affascinato; deluso dal posto squallido e triste e le donne pure, non capirò mai perché da sempre le chiamano “donnine allegre”. Sandrina non volle perdere tempo, cosi chiese a Marietta di stare con lei e lavorare come sua serva personale… mia sorella, la Scrofa, un nome che sarebbe diventato famoso.

Ma, tutti adesso, si staranno chiedendo, chi era Sandrina e perché divenne famosa a Firenze e non solo qui. Difficile dirlo, perché la realtà oramai è diventata così nebulosa che è difficile dividerla dalla leggenda e le uniche notizie certe sono quelle registrate sui registri delle denunce. Insomma, quello che conosco è questo: Sandrina era figlia di Francesco da San Miniato al Monte. Ma per tutti, anche per la legge, era “la Sandrina che poppa le donne”, questo soprannome di rara efficacia, che indicava la sua vocazione ad accontentare una clientela femminile. Il 13 maggio 1482 e gli Otto condannarono la Sandrina a una multa di venticinque fiorini d’oro larghi, insieme con Margherita di Niccolò di Benedetto del Mugello e Antonio di Bonifazio di Bologna detto “Toso”. I tre, in compagnia di alcuni complici, avevano organizzato un bordello privato con prestazioni per tutti i gusti (al processo si parla esplicitamente di “eccessi") nelle loro case in via delle Burella. 

Ora i condannati e i loro complici dovranno sgomberare da quelle case entro tre giorni dalla notificazione dell’ordine. Altrimenti, nessuno scamperà alla multa e forse ad una schoreggiata [11]. Mia sorella sarebbe entrata in questo mondo perverso, che oltre a piacergli sarebbe diventata ricca e famosa, molto pericoloso in questi tempi ma è una donna molto prudente ed i suoi ricchi e potenti “amici” l’avrebbero salvata molte volte. Marietta, intelligente e furba, avrebbe soddisfatto i loro appetiti e vissuto “fastamente” [12] depredando senza vergogna le loro tasche… “fare questo mestiere è pericoloso, potresti conoscere chi sei veramente” ripeteva sempre Sandrina… mia sorella imparò a conoscersi così bene che ne approfittò.

 

Considerazioni personali un po' stupide:

Le cronache del tempo non dicono come Sandrina visse e morì. Vorrei anche ricordare che lei faceva il suo mestiere nel periodo in cui il grande predicatore Girolamo Savonarola inveiva contro la prostituzione maschile e femminile. Sandrina sfidò con coraggio pene durissime, anche la morte in alcuni casi.

 

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[1] Vicolo del Buco, si estendeva da via Vacchereccia a via Lambertesca, queste due ultime vie esistono tutt’ora ma sono profondamente cambiate. Il Chiasso del Buco invece esiste tutt’ora e collega via Lambertesca alla torre Salterelli nella omonima piazza.

[2] Scrofa, la femmina del maiale o più raramente troia, il maschio invece si chiama verro. Nel tempo del racconto era comune che questi animali fossero allevati in città, in orti privati per essere poi macellati
[3] Via delle Burella, dove già in tempi remoti esistevano i lupanari delle prostitute, ricavati negli anfratti che avevano ospitato i leoni dell’anfiteatro romano. Nel XII secolo divenne una prigione e poi un luogo di abitazioni molto poveri. In seguito alla forte espansione della prostituzione la via ridiventò una zona di lupanari. La via ha origine in via dell’Acqua, e si unisce presso la Piazza San Simone colle via Torta, e Torgicoda.

[4] Marrone o castagna, è il frutto commestibile del castagno. Essa è un frutto secco, protetto da un involucro spinoso (o cupola) denominato riccio, che contiene in media 3 frutti.

[5] Piazza San Simone, comunica per breve tratto di strada colle vie delle Burella, Torta e Torcicoda; quindi colle via della Vigna Vecchia, dell’Isola delle Stinche, e de’ Lavatoi.

[6] Buzzurro, venditore ambulante di dolciumi, castagne e castagnaccio o persona arrivata da poco in un luogo, modo di dire fiorentino ed anche romano.

[7] Via del Palagio, muove dagli angoli delle vie del Proconsolo e de’ Librai dirimpetto alla Scalere di Badia; dà origine a destra alle via Vergognosa, e dell’Isola delle Stinche, a sinistra in quelle di via de’ Geraldi, degli Orci e del Crocifisso e del mercatino di San Piero, quindi termina in quidruvio colle vie del Diluvio, ghibellina e del Fosso.

[8] Quartucci o Mezzetta, Antica unità di misura di capacità, usata in alcune regioni d’Italia prima dell’adozione del sistema metrico decimale.

[9] Marroni, ottime per le caldarroste (bruciate) che in passato erano consumate anche a colazione nel vino o nel latte. Si consumavano anche bollite (ballotte) con pere nobili e chiodi di garofano. Il castagnaccio, torta con farina di marroni e pinoli.

[10] Salta Salti, erano i funzionari “dell’Onestà” che oltre ad altri incarichi avevano quello di controllare le prostitute se avevano il “Bullettino”, cioè il permesso di esercitare il mestiere di meretrice. Il nome “Salta” venne dato dal popolo perché, per cogliere in flagranza di reato le donne, arrivavano all’improvviso, cioè saltando, chiedendo di mostrare l’autorizzazione.

[11] Schoreggiata, fustigazione con frusta alle cui estremità invece della corda vi erano cinghie di cuoio.

[12] Fastamente, parola usata da San Paolo dice: “… che tutti quelli, che vogliono vivere fastamente, patiranno persecuzioni…”.