Il narratore, Moccolo, facciamo conoscenza.

...perché non sali il dilettoso monte ch'è principio e cagion di tutta gioia?

 

Sono morto, anche dopo tante torture subite sono riuscito ad arrivare al “Pratello [1]" vivo, e qui, finalmente, con crudele freddezza mi hanno ammazzato ... io non volevo morire, ma la legge dei miei simili mi ha colpito duramente e spietatamente. Chi sono io? Il vostro narratore, insomma colui che vi porterà attraverso i secoli per farvi conoscere una città che pochi conoscono  e di come Firenze sia stata non UNA città qualunque del peccato ma LA più importante; parleremo della morte data dalla povertà e da una società malsana e violenta, ma anche della redenzione. Io sono nato a Firenze, in data… non lo so, mai saputo l’anno di nascita, qualcuno mi ha detto verso il 1***, non so altro… però conosco l’anno della mia morte e pure il giorno, anche perché qualcuno lo ha letto ad alta voce insieme alla sentenza di morte ed alle motivazioni per avere tale sorte: 4 dicembre 1***. 

Non cerco giustificazioni ai miei crimini, anche se mi dicevo innocente, ma un po’ di umana compassione e comprensione. Non è colpa mia se sono nato e vissuto male, la colpa è di Firenze, un luogo sporco e malsano, alcune zone almeno. 

Vi prego, miei futuri parenti, date voce anche a me e permettetemi di raccontarvi la mia storia triste e breve vita, ma lunga di esperienze. Ora che ci penso non vi ho ancora detto il mio nome, non è facile per me dirvelo, perché nessuno me lo ha dato, comunque i miei fratelli mi chiamavano “ehi tu” o con qualche grugnito accompagnato sempre da qualche pedata; invece per la mia tenera mamma non esistevo e la gente li fuori urlava “MOCCOLO”, ridendo sguaiatamente tirandomi sempre qualcosa, in seguito alcuni di loro pagheranno il male fattomi, poi perché bestemmiavo fin da quando ho cominciato a parlare ed avevo sempre il naso che colava anche se ingoiavo spesso ciò che usciva, bastava tirare su.
Sono nato allo spedale di Santa Maria Novella, mentre la mamma era lì gonfia di botte prese... io nascevo.

Era stato il mio babbo a mandarcela perché lei non riusciva più a soddisfarlo e lui, dopo averla picchiata a sangue, ci ha abbandonato per andare con un’altra donna. Non ho mai saputo chi era e forse nemmeno mia mamma sapeva bene chi fosse; un “bombardino”, un ladro, un assassino, un sodomita, quello che, crescendo, sono poi diventato anche io… e lui era tutto quello così allora posso dire che: il sangue non è acqua

Come dicevo, mia mamma mentre era ricoverata, a casa i miei fratelli rimasti soli essendo ancora piccoli per sopravvivere si sono nutriti di avanzi trovati per strada o ricevuti da qualcuno, forse qualche carità, oppure rubato o chissà, si saranno venduti a qualche schifoso individuo. Per colpa di questi giorni vissuti da soli si sono ammalati di “scrofola” ed “oftalmia”, non provo nessuna pietà per loro.

Fino dai primi mesi di vita venivo maltrattato e picchiato, oltre che da mia madre anche dai miei fratelli, loro si divertivano - i bastardi maledetti - ve li presento: Marietta, la mia crudele e sadica sorella deformata dalla scrofola; Girolamo, violento e ubriacone fin da ragazzino e per finire Piero, un essere troppo femminile in un mondo dove le persone come lui venivano odiate di giorno e la notte venivano cercate. 

Sembra assurdo ma questo mio fratello così strano ed a volte cattivo, l’ho amato fino a quando non ha preferito un altro a me, ma questa è un’altra storia che forse vi racconterò. Però ha molto amato i miei fratelli anche se cattivi, erano la sola famiglia che avevo. Vi prego provate un po’ di compassione per me anche se vi narrerò le mie “oscene malandrinate”, non è stata colpa mia, ma dei miei complici. 

Molti vi diranno che ho sempre commesso le mia “ribalderie” da solo, - NON E' VERO - loro non mi hanno mai lasciato solo e voglio presentarveli: povertà, cattiveria, emarginazione, ma soprattutto l’odio, si, odio verso gli altri, tutti loro, maledetti... sono loro che mi hanno ammazzato, hanno distrutto la mia anima, la mia inncenza... IO SONO NATO INNOCENTE… La mia prima parola non è stata certo mamma ma “basta”, basta delle bastonate, basta dei calci, basta della fame e della sete, BASTA!!! un giorno il mio odio mi ha portato a dire un “basta” di troppo e l'ho pagato caro, con la mia vita, inutile per tutti ma non per me. 

Che altro avrei potuto fare dopo un’infanzia cosi. Senza sapere chi fossi, non sapevo quasi leggere e sapevo scrivere a malapena conoscevo un po’ di matematica, almeno quanto basta per non essere fregato quando rivendevo le cose rubate a quei merdosi strozzini. Bene, avrete capito chi sarà il vostro narratore, non sono affidabile, se vi avessi incontrato in un vicolo buio vi avrei tagliato la gola, ma vi racconterò solo la verità, perché voglio e cerco la vostra attenzione, e se avrete la pazienza di aspettare ciò che io narrerò, capirete che io merito il vostro affetto, aiutatemi a capire cosa si prova ad essere amati anche se oramai, sfortunatamente per me, è troppo tardi.

 

Prefazione Vicolo del Buco 

 

[1] Pratello o Paretaio di Nemi, luogo situato di fronte all’attuale Caserma Baldissera, zona dove era situata la Zecca Vecchia, adesso c'è rimasta la Torre vicino Piazza Adua.