Jacopo Saltarelli e Cesco D'Ascoli
Jacopo d’Andrea Saltarelli (1459) è stato un apprendista orafo e prostituto italiano, a volte descritto nella letteratura moderna come modello di un artista, di cui non si sa nulla se non nei dettagli di atti processuali per diverse accuse di prostituzione, in una delle quali Leonardo da Vinci figura tra gli imputati.
Il 9 aprile del 1476 una denuncia anonima è stata presentata nel tamburo, "tamburazione" nel Palazzo della Signoria, accusandolo di essere "parte di molti affari miserabili e consensi per compiacere le persone che richiedono una tale malvagità da lui". La denuncia accusò quattro persone di sodomia con Saltarelli: Baccino, un sarto; Leonardo da Vinci; Bartolomeo di Pasquino e Leonardo Tornabuoni, un membro dell'aristocratica famiglia Tornabuoni. Il nome di Saltarelli era già noto alle autorità perché un altro uomo era già stato condannato per sodomia in un rapporto con lui all'inizio dello stesso anno. Le accuse contro i cinque furono respinte a condizione che nessun ulteriore accusa a carico dei protagonisti appaia di nuovo con gli stessi capi di imputazione, naturalmente ne uscirono puliti per le potenti amicizie. Saltarelli fu di nuovo denunciato il 7 giugno, ma le stesse accuse furono ancora una volta respinte, forse era amico di qualche amante molto potente, e resterà un mistero la sua identità. Non si conosce nemmeno la data della sua morte, l'unica cosa che conosciamo che ha cominciato molto presto a prostituirsi e sempre con uomini famosi e potenti.
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Francesco Stabili di Simeone, meglio noto come Cecco d'Ascoli (Ancarano, 1269 – Firenze, 16 settembre 1327) è stato un poeta, medico, insegnante, filosofo e astrologo/astronomo (al tempo non vi era distinzione fra astronomia e astrologia) italiano. Fu condannato al rogo dall'Inquisizione. Per saperne di più suggerisco questo.
Nato ad Ancarano in Abruzzo, a pochi chilometri da Ascoli Piceno, all'età di diciotto anni, entrò nel monastero di Santa Croce ad Templum, centro propulsore dell'esoterismo templare della Marca Meridionale.
Si stabilì a Firenze nel novembre 1314, poi fu a Bologna dove nel 1324 insegnava astronomia alla facoltà di medicina dell'Alma Mater e qui subì la prima condanna per aver fatto dei commenti negativi sulla religione cristiana, condanna che consistette in una grossa multa, la perdita del lavoro, il sequestro di tutti i suoi libri di astrologia ed un certo numero di preghiere obbligatorie. La condanna fu data dall'inquisitore domenicano Lamberto da Cingoli. L'ammirazione di studenti e colleghi era però tale che dietro loro pressione l'anno dopo, nel 1325, Cecco riebbe la cattedra universitaria e venne addirittura promosso di livello.
Va ricordato che durante il periodo bolognese ebbe un breve soggiorno ad Avignone, presso la corte papale come medico personale di Papa Giovanni XXII, chiamato "Papa banchiere".
Nel 1326, tornato a Firenze, Carlo, Duca di Calabria, figlio primogenito del re Roberto d'Angiò (1309-1343) in guerra con Castruccio Castracani, lo nominò medico di corte, in contrapposizione con Dino del Garbo. Contrastato dal cancelliere, fra Raimondo vescovo di Aversa, entrò in sospetto del duca dopo un oroscopo negativo sulla di lui figlia (la futura Giovanna regina di Napoli) e per quello della prossima discesa in Italia dell’imperatore Ludovico il Bavaro.
Fu condannato al rogo dall'Inquisizione e morì arso davanti alla basilica di Santa Croce a Firenze il 16 settembre 1327. Tra i sei giudici che emisero la sentenza figurava anche Francesco da Barberino, autore dei Documenti d'Amore (Documenta Amoris). L'inquisitore che lo condannò fu frate Accursio. Cecco d'Ascoli seguì quindi la medesima sorte di altri intellettuali del suo tempo, come ad esempio Pietro d'Abano, dediti allo studio dell'astrologia e dell'alchimia, discipline non ufficialmente vietate, ma che spesso potevano sfociare in dottrine eretiche. Tradizione vuole che la forte e multiforme personalità di Cecco sembrò resistere anche alle fiamme del rogo; qualcuno lo sentì urlare così: “L'ho detto, l'ho insegnato, lo credo!”.