Figure femminili

Più volte mi è capitato di pensare, che si potrebbe ritrarre, cosi in punta di penna, la vita antica fiorentina delineandola con figure femminili: dalle donne casalinghe dei tempi di Cacciaguida [1] alle madri famiglia dei primi tempi medicei. Poi da queste ultime alle popolane e gentildonne animose e gagliarde degli ultimi anni repubblicani. Io ho provato ad abbozzare, solo nella mia testa, il ritratto della donna nel primo di quei due periodi, cioè dall’inizio del Comune sino ai tempi dell'oligarchia prevalente nella seconda metà del secolo XIV. La donna fiorentina di questo periodo può considerarsi nella realtà storica, nelle leggende, nella idealità poetica. Mi fermerei ai due primi capi: realtà storica e leggende, e sotto di essi avrei raccolto (né altro prometto al mio cortese uditorio) alcune immagini e figure dal vero.

Ma una cosa vorrei dire prima di procedere e giova che sia avvertita. Alla libertà fiorentina, dai primordi del Comune sino alla distruzione degli ordini repubblicani nel 1530, la donna non trovo il tributo di atti virili ed eroici come fu in altre città d' Italia. Non ha Firenze, né dalla storia né dalla leggenda, la Cinzica dei Sismondi [2], che salva Pisa dalla notturna aggressione dei Saraceni; non ha Stamura, che con il ferro e col fuoco affronta impavida l'esercito imperiale assediante la sua Ancona; né Caterina Segurana [3], a cui Nizza pose una statua sulla porta Peiroliera [4] da lei difesa contro Turchi e Francesi ; né madonna Cia degli Ubaldini [5], la forte donna romagnola, «guidatore della guerra e capitana de' soldati», che sostenne Cesena contro le masnade sanguinarie del cardinale d'Albornoz [6], resistendo con pari fermezza e alle armi nemiche e ai consigli di resa che le vengono da valorosi uomini di guerra. Né abbiamo, se vogliamo aggiungerla, Caterina Sforza Riario [7], che, nella ròcca di Forlì, calpesta la fede data e la vita stessa dei figli, per assicurare la vendetta al marito ammazzato, in seguito madre e non fa meraviglia, di Giovanni delle Bande Nere [8]. Né sono fiorentine, ma della terra e del tempo dei Vespri, le donne che aiutavano la difesa della patria contro l'angioino oppressore; e il popolo ne faceva la canzonetta, che Giovanni Villani [9] avrebbe dovuto conservarci intera:

Deh com' egli è gran pietate

delle donne di Messina,

veggendole scapigliate

portare pietre e calcina !

Eroismo rinnovato, bensì con tutta la pompa del sec. XVI, dalle gentildonne e popolane senesi, che distribuite in squadre con divise a tre colori, violetto rosa e bianco, lavorarono alle fortificazioni di quell'ultimo baluardo della democrazia toscana, e meritarono che un gentiluomo francese, il Montluc [10], rendesse loro l'omaggio dei prodi. Non ebbe eroine Firenze, o le ha dimenticate. La donna non smentisce nella storia la propria natura di personaggio principale: la suo storia ò (salvo eccezioni, cosi nell'ordine dei fatti come del pensiero) storia senza nomi, ma di tutti i giorni e di tutte le ore, perché nessun giorno e nessuna ora passano senza lacrime umane, ed è lei che le raccoglie o le dona, senza bisogno di conforti alle battaglie della vita, e dal sorriso di lei ci vengono i più efficaci. Rintracciare tale storia è veramente difficile. Molto più di altre ricerche morali e psicologiche intorno alle umane vicende.

E se non le mancano pagine nel mondo antico e odierno, dove l'individuo era gagliardamente assorbito nella pubblica cosa e del benefico che ne ebbe, contro quella tirannide dello Stato, la violenza barbarica, uno dei simboli della individuale libertà e della umana coscienza rivendicata è appunto la donna. Sarebbe illogico, che la storia di lei, nel senso e contenuto veri, scarseggiasse in secoli di civiltà e libertà cristiane, ed agli studiosi tanto più vicini e di tanto più agevole lavoro di ricerca, per modo che dovessimo limitarla alla genealogia delle case feudali o principesche o magnatizie, che sarebbe quasi un abolirla del tutto dai gloriosi annali delle nostre repubbliche. Ben altri hanno pensato della storia femminile menti elette o sovrane.

Il Tommaseo scrisse, che «se prendessimo a considerare la donna quale ce la dipingono via via tutti i poeti gli storici i moralisti, de' varii luoghi e de' tempi, troveremmo in lei quasi l'ideale del secolo», e lui non era facile adulatore di nessuna potenza. Il Guasti, raccogliendo le lettere d'una madre fiorentina del Quattrocento, spera aver provato con quelle, che «nelle lettere delle donne sia riposta la storia più intima di un popolo». E il più grande Poeta dell'evo moderno questa idealità della donna raccolse in una vigorosa astrazione chiamandola «l'eterno Femmineo»

 

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Ripreso dal libro: Firenze e la Toscana di Eugenio Muntz, editore Fratelli Trevis, Milano nel 1899

 

[1] Padre di Alighiero bisavolo del poeta Dante Alighieri

[2] Kinzica de' Sismondi, giovane figlia di una nobile famiglia (alcuni dicono una principessa), appartiene alla storia della città di Pisa perché, secondo la leggenda, salvò la città dall'invasione dei saraceni di Mujāhid al-Āmirī, italianizzato in Musetto.

[3] Caterina Segurana (Nizza, 1506 – ...) è stata un'eroina e lavandaia nizzarda distintasi durante l'Assedio di Nizza del 1543.

[4]

[5] Marzia Ordelaffi, nata Marzia degli Ubaldini (21 giugno 1317 – 1381), è stata una nobildonna italiana, fra le più note figure di donne combattenti della storia d'Italia.

[6] Egidio Albornoz (spagnolo: Gil Álvarez Carrillo de Albornoz; Carrascosa del Campo, 1310 – Viterbo, 24 agosto 1367) è stato un cardinale, condottiero e politico spagnolo.

[7] Caterina Sforza (Milano, 1463[1] – Firenze, 28 maggio 1509) fu contessa di Imola e Forlì, prima con il marito Girolamo Riario, poi come reggente del figlio primogenito Ottaviano.

[8] Giovanni dalle Bande Nere oppure delle Bande Nere, al secolo Giovanni di Giovanni de' Medici (Forlì, 6 aprile 1498 – Mantova, 30 novembre 1526) è stato un condottiero italiano del Rinascimento.

[9] Giovanni Villani (Firenze, 1276 – 1348) è stato un mercante, storico e cronista italiano, noto soprattutto per aver scritto la Nuova Cronica, un resoconto storico della città di Firenze e delle vicende a lui coeve.

[10] Jean de Montluc (... – 1579) è stato un vescovo cattolico francese.