Antiche tradizioni fiorentine
Le feste tradizionali di Firenze hanno per lo più origine popolari schiette e sincere, talvolta sono da ricollegarsi a momenti storici e motivi antichi di vita, ed erano, fino a qualche anno fa, vissuti con lo spensierato e fidente abbandono che li riconosce e li accetta come attuali. Sembrano prendere l'avvio quando accenna a svigorire il gelo dell'inverno, per trionfare nei mesi più gloriosi e sfiorire ai tempi più maturi.
Cosi ogni domenica di Quaresima aveva il suo avvertimento festoso nelle fiere che si accampavano nelle piazze principali, dedicate a turno, ai gelosi, agli innamorati e ai curiosi. Ed a metà del tempo quaresimale ecco per i rioni popolosi sciami di ragazzi che tentavano a vicenda di attaccarsi alla schiena piccole scale di carta, di cui si è perso il significato simbolico, gridando come un ritornello "la l'hae! la l'hae!", tradotto: ce l'ha! ce l'ha!
Ma finalmente le rinuncie del tempo esplodevano il giorno di Sabato Santo nei razzi e nei mortaretti accesi intorno al Carro piazzato davanti al Duomo, dal quale partirà, per giungere fino all'Altare Maggiore, la Colombina, il cui volo incerto o sicuro, significherà la bontà dell'annata agricola.
S'apriva cosi la stagione più bella a Firenze, la Primavera.
E quando il cielo si fa tiepido fino a resistere calmo anche dopo il tramonto, i grilli cominciavano a sortire fuori dalle piccole tane ed a cantare per tutte le colline: nel giorno dell'Ascensione sarà celebrata la loro festa del grillo: lucenti e neri, graditi solo se canterini, saranno rinchiusi in piccolissime gabbie bizzarre e variopinte, a prolungare il loro canto di nostalgia, sulle finestre delle case, per la foglia di insalata tenera e fresca. Adesso è vietato per legge imprigionarli, perciò viengono venduti degli aggeggi con ricarica per simulare il suono del grazioso animaletto. Metterli in gabbia simboleggiava togliere il grillo dai campi, perchè si riteneva dannoso alla coltivazione, e l'antica festa si faceva al Parco delle Cascine.
Ed in quel tempo, intanto, sarà celebrato il Maggio Musicale e non solo, che ruba i giorni ad aprile e giugno, per prolungare l'incanto di una festa dello spirito che dedicava alla musica e all'arte la stagione più propizia e congeniale a Firenze. Allora, per qualche giorno, anche il lungo Piazzale degli Uffizi dimenticava senza rimpianto la sua austerità per raccogliere tra i suoi porticati i fiori di tutti i giardini della città, che traboccavano fino alla Loggia dei Lanzi e al cortile e ai gradini del Palazzo della Signoria, la piazza era un caos di colori e profumi. Sembreranno ancora fiori, ma brillanti ed irreali quelli dei "fochi" che alla sera della festa di San Giovanni pioveranno nell'acqua dell'Arno dall'alto del Piazzale Michelangelo. I fiorentini di Santa Croce stavano nelle vicinanze della Biblioteca Nazionale per vedere i fiori di scintille che esplodevano in mille colori.
Sempre nel mese di giugno si prepararava un'altra celebrazione: sulla Piazza di Santa Croce si animava il Gioco del Calcio, in costume, alla maniera antica, cosi come i fiorentini lo giocarono con irridente coraggio nel 1530, quando le milizie imperiali premevano alle porte e la breve libertà della gloriosa repubblica stava per sfiorire, già che prima era una sfida adesso è solo una festa folkloristica per turisti disattenti. Ma la festa diveniva, attorno a quei giorni, religiosa, e il giorno del Corpus Domini, ancora all'usanza antica, sfilavano lunghissime per le vie della città la Processione degli Uomini, alla quale le donne facevano ala, devotamente. Si placherà nell'estate calda e quieta il fervore di questi giorni, per riaccendersi a settembre, la sera del Nome di Maria, per l'ultima volta dell'anno; il canto delle rificolone accese e varipinte sull'Arno, era insistente e dolce, e lento a svanire... "Ona ona ona ma che bella rificolona, la mia l'è co' fiocchi la tua l'è co' pidocchi...." risuona ancora nei oramai pallidi ricordi di anziani e vecchi, come tutto questo sano divertirsi o festeggiare nelle tiepide serate primaverili probabilmente ha esaurito il suo afflato.