Parlar di altri tempi... con Jarro

16.12.2013 18:13

Vorrei dare voce ad uno scrittore dimenticato come allo stesso modo sono stati dimenticati i suoi tanti libri: Giulio Piccini in arte Jarro, il suoi lavori li potete trovare gratis, in vari formati di lettura, nel bel sito: Forgotten Book. Questo geniale scrittore, Volterra 1849 - Firenze nel 1915, è stato molto prolifico, molto erudito e lasciò un profondo segno per la cultura del primo novecento. Scrisse su tanti argomenti, cucina, giallista, intelligente critico teatrale, studioso di letteratura italiana e curò gli scritti su Dante Alighieri, Andrea Cavalcanti ed altri. Fra l'altro fu grande amico di Gabriele D'Annunzio. 

Ma un libro segnò veramente la fine dell'ottocento: Firenze Sotterranea, scritto nel 1881. Questo libro fece tanto scalpore che nessuno, meglio dire pochi, si opposero alla distruzione della zona del Ghetto del 1885. Questo libro fu un atto d'accusa contro quei politici che permettevano che un massacro di massa, nei riguardi degli abitanti del ghetto, si perpetuasse a Firenze, ex capitale d'Italia, e che nessuno osasse criticare. Il mio scopo è, non giustificare il disastro compiuto da amministratori disonesti con l'abbattimento di opere prestigiose, ma ricordare quest'uomo che con il suo coraggio ed umanità fece conoscere al mondo "civile" le inumani condizioni di vita di una classe di persone ridotte a vivere e morire nel ghetto senza la minima assistenza. Qui sotto riporto l'inizio di questo libro, che io suggerisco di trovare e leggere, e le parole usate da Jarro, sono di un'attualità e di una umanità cosi dolorosa ed attuale che dovremmo chiederci, se mai riuscissimo a farlo con sincerità, se qualcosa è cambiato da allora. Il brano da me riportato non parla delle condizioni di vita delle persone del ghetto, ma del comportamento delle persone, amministratori e politici, che si credono ciò che non sono. Leggetelo con attenzione e capirete meglio che nulla è cambiato da allora.

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"Scopo supremo di chi scrive è, sovente, il giovare altrui, o col diletto o col proseguire alti intendimenti: un libro, che è stato utile, può dirsi risponda al fine nobilissimo, con cui fu pensato e scritto. Questa Firenze sotterranea fu utile, ottenne lo scopo a cui mirava, rivelare un male profondo, non irrimediabile, avvertire di un grande pericolo. Su le prime si dubitò, l' uomo dubita sempre di chi non lo adula, son di leggieri accettate la cortigicineria, la menzogna, il vero adombra. Si deve combattere con le piccole intelligenze e con le intelligenze, rimpiccolite da pregiudizii. Riescono sempre temuti, invisi, o importuni, coloro che parlano a nome della coscienza. Oggi una dittatura delle mediocrità, che soffoca ogni sforzo di uomini liberi, e a cui ogni parola, che si faccia interpetre di immensi dolori umani, sembra pervicace ardimento. Ogni voce che dica giustizia ha il significato sinistro de' caratteri, apparsi a un tratto a sfolgorare su le pareti d'oro della sala ove Baldassarre tiene il suo convito. I miopi della politica vedono su' lontani orizzonti bagliori sanguigni, che credono l'annunzio d'un incendio, chi sa non sieno l'annunzio di un' aurora!

Noi scrivemmo questo libro con l'animo trepidante dopo aver vissuto, per mesi e mesi tra i più infelici, i più derelitti, e diciamo pure, i più colpevoli. Ma trovano sempre alla colpa, all'abbrutimento di certi uomini, di certe classi queste cause: la miseria, l'ignoranza, l'abbandono, la mancanza di simpatia, di bontà, di preveggenza in coloro che si improvvisano e si dichiarano tutori del consorzio civile. Ah! noi abbiam troppo dimenticato la parola e l'idea, che Iddio scrisse nella luce de' firmamenti:  Fraternità. La vera eguaglianza non esiste, no, nel mondo - almeno per ora - non esiste in questi tempi turbati che videro, da una parte, sorgere tante statue di marmo o di bronzo e intorno ad esse gitarsi tanti uomini di fango.

Io vivo molto raccolto ne' miei pensieri e scorgo ciò che vedono soltanto i solitarii. Le meditazioni nella solitudine ispirano le grandi imparzialità. Io ho imparato ad amare, a compatire, a esaltare chi soffre: io non posso negar le miserie poichè le ho vedute e la massima  colpa che ho riscontrato e mi giova ripeterlo e dopo aver studiati i corrotti, i delinquenti di ogni specie, mi è senbrato e mi sembra tuttora lo spensierato crudele egoismo delle classi, che si dicono da essere superiori o che dovrebbero essere. Molti pensano rimediare a tutto, a calamità, a miserie infinite, con elargizioni, piccole sottoscrizioni, onde raccolgono oggetti e denari, ma le tempeste di certe anime non possono esser placate, calmate che dal nuovo, limpido irradiamento di una luce d' amore. Non basta il metter piccole dighe qua e là, per paura, a trattener impeto minaccioso, clamoroso, sovvertitore della immensa fiumana; non è questione di pane, di carità soltanto è questione di progresso e di giustizia! Ripetiamo, mentre porgiamo consigli, manca la simpatia umana.

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Giulio Piccini, Jarro scrittore dimenticato