Una poesia contro l'occupazione napoleonica.
Durante l'occupazione napoleonica a Firenze, 09 aprile 1779, il monastero della Certosa era occupato dai cavalieri francesi, il Papa Pio VI prigioniero li, a Firenze girava una poesia che declamava la libertà. La poesia, circolava clandestinamente quando i francesi erano ancora in Firenze, ma appena spariti la poesia si trovava, in vedita, da un libraio "dirimpetto alla chiesa della Madonna de' Ricci" nel Corso. La libreria e i suoi "partigiani" diffondevano a centinaia di copie questa poesia fregiata dello stemma di Ferdinando III, dovuta al peregrino ingegno di un tal "Dott. G. P. L. Pastor Arcade" e intitolata "L'inganno della libertà schiarito ai popoli toscani". Sarebbe afflizione troppo grande il riprodurre le venticinque strofe di quella poesia: ma per dare un'idea di ciò che ho scritto, bisogna pur riportarne qualcuna:
Oh! che bella libertà Ci portò la gran Nazione Che con quindici persone Conquistando il mondo va. Oh! che bella libertà. |
Una statua, un arboscello Ch'apre i sensi il reo sentiero Son quel nume lusinghiero Che soldati ognun ci fa. Oh! che insana libertà. |
Mentre poi con tal follia Farci liberi pretende Tanti schiavi ella ci rende Al suo orgoglio e vanità. Che tiranna libertà. |
Mentre tutti arbitri siamo Con l'orpel de' Cittadini, I francesi han gli zecchini Resta a noi la scarsità. Oh! che scaltra libertà. |
Nella gottica eguaglianza Che ci portan questi eroi La miseria è sol per noi Lor han sol felicità. Oh! che trista libertà. |
Mangian ôr, mangian argenti Fan dei templi orride stragi Vuotan fondachi e palagi Per coprir lor nudità. Che inumana libertà. |
Ove appar questa canaglia Porta fame e carestia E la pace e l'armonia In sussurri se ne va. Che molesta libertà. |
I più finti, i più mendaci Mai di lor formaro i cieli; Traman danni i più crudeli Mentre affettan amistà. Che ingannevol libertà. |