Mangiare con semplicità a Firenze nel passato

la vecchia tradizione fiorentina di comprare le paste dolci la domenica mattina è stata un po' mitigata o alterata dai cambiamenti alimentari, e dal discreto benessere acquisito, in corso già da molti anni. Vi siete mai chiesti il motivo di questa tradizione? E perchè anche secoli fa si preferiva comprare il cibo e i dolci piuttosto che farli direttamente a casa? Basta pensarci un po' e la soluzione è alla portata di tutti: per risparmiare sulla legna o sul carbone che in città costavano troppo; non è una sciocchezza senza senso ma una enorme fonte di risparmio, l'energia costava molto, anche oggi è cosi, oppure pensate che avessimo il metano o la corrente elettrica? Immagino che pensare per molti sia una fatica, ma ogni tanto provateci, vi farà bene.
Vediamo cosa facevamo noi in un periodo che va dal '700 al '800, e che per molti motivi vivevano la famiglia ed il cibo meglio di oggi.
Nelle famiglie del popolo come in quelle signorili, si usava fare il pane in casa: cosi per la città si vedevano, a spasso nelle vie e piazze, a tutte le ore i garzoni di fornaio che uscivano dalle case dov'erano stati a prendere il pane, e con l'asse in capo, coperta da un panno bianco di cotone, lo portavano al forno dal "panicocolo", fornaio a cuocerlo. Ai bambini piccini e ai nipoti le nonne con l'avanzo della pasta del pane, facevano il "chiocciolino" (schiacciatina fatta a forma di baco), e gli omini a braccia aperte, la ghiottoneria più desiderata dai ragazzi, perchè sopra c'era lo zucchero.
Ed a proposito del pane fatto in casa, un aneddoto sul poeta-drammaturco Giambattista Niccolini, innamoratosi della cameriera di sua madre l'avrebbe anche sposata, se una mattina, alzatosi di buon'ora non l'avesse colta in flagrante con un garzone di un mugnaio, lo conoscevo bene era un gran donnaiuolo, che portava in casa la farina per fare il pane: altro che pane ma lo filotino ! Ma tutto il male non vien per nuocere: sarebbe stato peggio dopo se avesse sposato la serva!... "Cornetti belli caldi, appena fatti," chi non ricorda il Perozzi nel film "Amici miei".
In tutte le case, almeno in quelle più agiate, si poteva dire che gli usi fossero uguali. La mattina per colazione invece del caffè e latte, come si usa ora, e insipidi cibi confezionati, le mamme e le nonne si alzavano presto e preparavano la pappa nel pentolo, del tipo: pane ed acqua con pasta dolce, spesso affumicato, a causa del fuoco a legna che si accendeva coi trucioli, costavano meno della legna; i ragazzi si mandavano a scuola col panierino della merenda, la quale consisteva soltanto in una fetta di pane col burro, o un fico secco, o una mela, o baccelli, i più acculturati li chiamano fave, o un mazzetto di ciliege o una fetta di pattona, con farina di castagne se era la stagione giusta. Alle una o alle tredici, prima si diceva "al tocco", tutti noi tornavamo a desinare e non andavamo certo nei luoghi che oggi vendono "i primi piatti", io questa abitudine non l'ho mai presa mi fa rivoltare lo stomaco. 
Insomma tornavamo a casa perchè le botteghe fino alle tre non si riaprivano ed avevamo tutto il tempo. Normalmente era un pasto frugale e si componeva generalmente di "minestra e lesso". Per le feste, invece, il piatto preferito, anche il mio, era la "coratella nel tegame, il fegato con l'uova, il pollo nella bastardella, o l'agnello". Per carnevale era in gran voga il "lombo di maiale arrosto", e i ragazzi facevano a gara per arrotolare lo spago intorno al pezzo di carne: questo incarico le mamme lo concedevano al più buono, come un premio perchè qualche pezzetto si poteva mangiare ed era anche un gioco, ci divertivamo con poco. La sera si cenava verso le otto tanto d'estate che d'inverno, ma si aspettava che tutti fossero a casa, ma soprattutto che il capo di casa tornasse da lavoro, portando per lo più l’affettato, cioè salame o presciutto o più modestamente la mortadella, a quel tempo si chiamava anche finocchiona, ed era l'insaccato più economico. 
Nella quaresima si mangiava il "caviale", chiamato cosi tutto il pesce d'acqua dolce, ed  allora veniva servito a fette; oppure le aringhe con del buon vino rosso, che pochi mangiano adesso, ma io tuttora adoro, i fichi secchi, le noci, e le mele secche: insomma tutto ciò che poteva esserci per spendere poco ed avere un po' di "companatico", ciò che viene mangiato accompagnandolo con il pane, "è il pane non il companatico che toglie la fame," questo diceva, tuonando, mio padre quando pretendevo più companatico e meno pane.
Come avete letto, spero, la vita era più semplice e senza pretese, a me personalmente, se potessi tornare indietro nel tempo non la rifarei, sono abituato male, ma lo stare in famiglia era sicuramente più positivo di adesso... i tempi cambiano, vero?