Gabella o Tassa?   

Cambia il nome ma il risultato è lo stesso...pagare sempre,cittadini(?) da gabellare o più "modernamente" da tassare. Possiamo cominciare a parlare delle Porte che da qui entravano le merci e le persone, ed ognuno di questi venivano tassate. Mi piacerebbe raccontare alcune storie, spero vi piacciano.

Le Porte della città si chiudevano tanto d'estate che d'inverno alla mezzanotte, e la chiusura veniva annunciata da un cosiddetto "fa-servizi", un ragazzo, figlio di qualche impiegato delle porte. Il fa-servizi annunciava, la chiusura della porta dando tre colpi col martello. A quel segnale, coloro che erano fuor della città e volevano tornarvi, facevano delle corse incredibili, oppure se erano abbastanza vicini lanciavano dei sassi sulla porta, facendo cosi capire di aspettare a chiuderle, da qui il detto fiorentino: "stare alle porte coi sassi", cioè fare le cose all'ultimo minuto. Dopo la chiusura delle porte, chi voleva entrare in città doveva bussare e farsi aprire la porta piccola praticata su quella grande, e pagando cosi il pedaggio. Le carrozze ed i carri pagano il pedaggio in base alla quantità di ruote che il mezzo aveva ed ovviamente alla merce. Questa tassa venne abolita dal Governo provvisorio del 1848, ed ebbe un grande plauso generale, in compenso aumentarono altre gabelle. Togli da una parte e prendi dall'altra. Naturalmente non tutte le Porte potevano fare questo servizio per la mancanza delle porte piccole ed erano quelle di Pinti, San Giorgio, San Miniato, del Prato* - detta anche porta a Sardigna* (riquadro sotto) - e la porta di Piazza delle Travi (ora Piazza Mentana), allo scalo in Arno smantellato nel 1236 per la costruzione del Ponte Rubaconte ora Ponte alle Grazie. Da quest'ultima porta coloro che rimanevano fuori passavano attraverso il fiume Arno. Le chiavi di queste porte ogni sera alle ventiquattro, ossia all'Ave Maria, venivano ritirate da uno dei quattro soldati, chiamati "volanti", da qui il nome attuale del servizio di ordine pubblico "le volanti", che secoli fa montavano alla Gran Guardia con questo solo incarico. La mattina. alle prime luci dell'alba, la porta veniva aperta e si ricominciava a fare entrare i primi carri e barrocci. I primi, come sempre, erano i lattai e gli ortolani per il tipo di merce che vendevano. Alla porta ad attendere la fiumana di persone c'erano sempre i soldati: un caporale e tre uomini di quelli che il popolo chiamava "fior di zucca", forse perchè non erano i più svegli, cioè "zucconi". I soldati servivano anche per sedare qualche rissa o litigio, fino ad arrivare all'arresto. Il malcapitato una volta in stato di fermo, aspettava che un "volante", mandato al comando di Piazza col rapporto dell'accaduto, tornasse con la risposta del Commissario. Spesso, se il fermato era conosciuto, andavano i "birri" a prenderlo e portarlo davanti al Commissario del quartiere, processato per direttissima, e poi condurlo alle "Stinche", carcere fiorentino situato in via Ghibellina vicino al Bargello, per il tempo deciso dal Commissario. Questo era un modo per accellerare e chiudere il caso, evitando cosi carta bollata ed avvocati.

 

* Porta a Prato, qui proseguendo per il Pignone si scendeva sul greto d'Arno alla Sardigna, ove si uccidevano i cavalli e i somari vecchi non più servibili e anche gli animali morti trovati per le strade, e vi si sotterravano facendo delle buche nel greto stesso. Quel luogo era una vera discarica: si scaricava la spazzature ed ogni sorta di immondezza e le erbacce vi crescevano senza che nessuno se ne curasse, ed oggi si direbbe quasi un centro d'infezione; ma allora chi ci badava?

* Porta a Prato, La Sardigna
La treccola, Libro delle gabelle, miniatore fiorentino, metà sec. XIV, Firenze
La treccola, Libro delle gabelle, miniatore fiorentino, metà sec. XIV, Firenze


Una caratteristica delle porte era il contrabbando, e frodare l'erario è un male antico, ma a quei tempi passare senza pagare serviva a mantenere in vita molte persone. Spesso i modi per non pagare erano molto fantasiosi e divertenti, ma questa è un'altra storia ed un'altra pagina.