Terme e bagni a Firenze, uno stile di vita
Fin dal medioevo i Fiorentini, o almeno per coloro che potevano permettersi di fare delle spese di lusso, c'era l'abitudine di andare ai bagni a Porretta o a quelli di Livorno, cosi prima di tornare a casa, compravamo a prezzi favolosamente bassi qualsiasi vestito o oggetto che dir si voglia, essendo Livorno una città libera cioè porto franco. Leggendo i diari dell'epoca e su mia esperienza è divertente leggere che le persone che vedevano quegli oggetti, non potevano fare a meno di notare la diversità dell'abbigliamento rispetto a ciò che compravano a Firenze pagandolo il doppio.
Molti vi andavano anche apposta, e dovevano sorbirsi un viaggio di due giorni in carrozza, per comprarsi dei vestiti da inverno o da estate a seconda della stagione, perché oltre al gran risparmio, c'era la novità del disegno e della stoffa, ed anche le persone di modesta estrazione sociale potevano sembrare ricchi.
Torniamo alla vacanze dei vostri antenati.
Chi non poteva permettersi la villeggiatura, ovvero la maggioranza della popolazione, si accontentava di fare il bagno in Arno; anche i ricchi però prima delle vacanze vere e proprie andavano in questi bagni ma, i loro, erano di lusso. Lungo il fiume c'erano dei veri e propri stabilimenti balneari. Uno si trovava nella zona del Prato, fuori della Porticciola, vicino ai mulini: il famoso e frequentato bagno pubblico della Vagaloggia di fronte adesso a Villa Favard, erano forniti anche dei pettini fatti con osso di cavalli, legati ad una corda, ed offriva anche degli asciugamani di lino e tutto questo naturalmente a pagamento. Il bagno forniva, dietro pagamento, uno spogliatoio e un guardaroba in comune per lasciare i propri abiti dopo il cambio. Il bagno era diviso in due da una cancellata di ferro: uomini da una parte, donne dall'altra, con tanto di dipendenti pagati dal governo e addetti all'assistenza dei bagnanti e delle bagnanti. In questo bagno i giovanotti più intraprendenti, me compreso, ci divertivamo ha nuotare sott'acqua ed entrare nella zona delle donne e facendo cosi intervenire i sorveglianti o la forza pubblica.
Nel quartiere di S. Niccolò c'erano altri due bagni, di proprietà di Giovan Battista Bianchi detto il Rosso: uno detto della Buca del Cento, all'ombra del giardino Torrigiani che, con il permesso del Magistrato civico e del Commissario di quartiere, era chiuso da tende, è interessante notare che uno dei figli del Bianchi, Gaetano, lavorò alla cartoleria Pistoj in via Condotta e ne divenne allievo, diventando un grande restauratore di affreschi e dipinti, e si deve a lui se nella metà del '800 molte opere vennero salvate; l'altro bagno del Bianchi, chiamato del Fischiaio, dalla parte delle Molina dei Renai, qui si pagava un quattrino per fare il bagno e un soldo per avere qualcosa con cui asciugarsi.
Questi ultimi due erano bagni popolari, dove uomini, donne e bambini stavano tutti insieme a prendere il sole, fare il bagno e spettegolare. Per tutelare la decenza il Bianchi chiese e ottenne dalla Comunità il permesso di circondare il bagno con una tenda. Alle Molina dei Renai, dove oggi inizia il lungarno Serristori, vi era un altro bagno, di proprietà di Luigi Lemmi prima e del francese Pons proveniente da Lione, venne a Firenze per impiantarvi una tintoria, questo bagno, per opera del Pons, cominciò ad essere frequentato solo da signori e aristocratici, il "fior di persone", perchè qui ognuno aveva il proprio spogliatoio, e per evitare che dal ponte alle Grazie si vedessero i bagnanti "ignudi" anche il Pons coprì lo stabilimento con un "incannicciato", qualcosa di più stabile di una tenda, sfortunatamente nei giorni di vento era del tutto inutile allo scopo.
Questo bagno acquistò popolarità perchè il Pons fece costruire alcune stanze con all'interno delle tinozze riempite con l'acqua dell'Arno calda, per questo motivo attirò personalità importanti di Firenze. Uno dei primi è stato il barone di Poallys, addetto all' ambasciata di Francia, ma soprattutto il merito della popolarità del bagno è stato il principe Anatolio Demidoff. Questo principe era un nuotatore spericolato e come tale li piaceva sfidare i mulinelli che alle Molina erano molto forti e pericolose.
Risalendo il corso dell'arno, troviamo un altro bagno quello delle Molina di San Niccolò, freguentato dalla "peggior feccia di Firenze", e dalle genti di Porta a San Miniato e dei Fondacci (zona popolare povera o per stranieri in zona San Niccolò). Questo bagno era molto pericoloso perchè, dopo ogni piena, il letto del fiume si riempiva di spazzatura gettata li stessi dagli abitanti di San Niccolò, ma era soprattutto il luogo preferito per pettegolezzi che sfociavano spesso in rissa.
Continuando a camminare si trovava quello della Zecchia Vecchia in via delle Torricelle, su una piazzetta chiamata "Piazza della Ghiozza" ora Piazza Piave dove andavano i dragoni a fare gli esercizi, la loro casema era in Piazza dei Cavalleggeri dove adesso c'è la Biblioteca Nazionale. Questo bagno veniva chiamato "Mattoni Rossi", perchè era costruito con mattonelle rosse e per il continuo movimento dell'acqua questi mattoni si mantenevano sempre rossi, ed era freguentato da persone "perbene".
Il bagno era ad uso di noi nuotatori provetti a causa delle forti correnti e mulinelli, ma anche per la profondità; questo posto è rimasto in uso fino agli anni '70 del novecento come bagno pubblico, chiuso il bagno divenne un cinema - teatro e si ballava. Il bagno confinava col giardino dello Scoti, famiglia ricca con le case in via Tornabuoni, che avevano qui una filanda della seta e l'acqua veniva usata come forza motrice. In prossimità della Zecchia Vecchia vi erano anche delle botteghe, prima dell'abbattimento delle mura, ed una di queste era un vinaio ed una bettola dove i bagnanti, spesso, si fermavano a mangiare, per la cronaca si mangiava bene e si spendeva il giusto.
Qui servivano pesci fritti dell'Arno e affettato con ottimo vino rosso, ricordo le allegre brigate con le persone venute li per fare il bagna. Verso la Piacentina, passate le Molina vi era un oste che oltre a friggere i pesci medicava clandestinamente certe malattie e veniva chiamato il "Dottore", non è dato sapere quali malattie guariva ed io non lo ricordo... peccato. Un altro bagno, la Casaccia, chiamato cosi perchè nelle vicinananze c'era una casa semi-distrutta, era un posto freguentato da nuotatori molto spericolati e forse un pò pazzi.
Gli appassionati di questo sport estremo si buttavano nel fiume dalle sponde del Lungarno, prima della "Porticciuola delle Travi" nelle vicinanze di Piazza Mentana, vicino al Ponte alle Grazie dove la corrente è più forte, ancora oggi è cosi. Da qui si svolgeva una gara abbastanza rischiosa, dovevano nuotare sott'acqua fino all'arcata centrale del Ponte Vecchio, con la gente sopra che entusiata guardava la gara. Qui gli uomini della Confraternita della Misericordia venivano spesso a portare via i cadaveri dei temerari affogati, perciò per evitare questi incidenti vennero istituiti i "bagnini", i quali erano scelti tra i più bravi nuotatori. Uno di questi divenne molto famoso, soprannominato "Mondo" perchè aveva salvato molte vite.
Una nota a proposito dei salvataggi: il Governo della città, per ogni salvato pagava un sostanzioso premio, 10 scudi, cifra molto alta per l'epoca, e da questo nacque una frode, a causa di questa il premio venne abolito.
La frode consisteva di trovare persone che fingessero di essere in pericolo cosi i bagnini si potevano gettare per fare un finto salvataggio e dividersi cosi il compenso; le autorità a causa dei troppi salvataggi scoprirono l'inganno ed allora tolsero il premio, causando, molte morti per mancanza di "bagnini", ed ecco spiegato il motivo di tanti affogati.