Rificolona e buzzurri, 8 settembre 

 
Nel monastero San Pier Maggiore, prima che il Granduca Pietro Leopoldo lo chiudesse e scacciasse le potenti monache, si celebrava una selenne festa, usando addobbi di grande ricchezza, esponendo anche all'adorazione dei fedeli, il quadro di “Maria Vergine gravida” di Taddeo Gaddi ora esiliato in una chiesa lontanissima dal centro, situata in piazza San Francesco di Paola, nel quartiere Oltrarno a Firenze. Per dir la verità, quelle monachine tanto spregiudicate avrebbero forse fatto meglio a non toccare un tasto così delicato, facendo invece la festa a qualche altra Madonna che si adattasse più alla chiesa d'un convento di monache. Ma, riflettendoci bene, non c'era da meravigliarsi, perché la badessa, per tradizione secolare, sposava virtualmente l'arcivescovo di Firenze prima che questi prendesse possesso della diocesi, diventando di fatto la "sposa dell'Arcivescovo". La festa della Natività di Maria si celebrava molto sfarzosamente nella chiesa della Santissima Annunziata, essendo fervida la devozione, fin da tempi remoti, dei fiorentini per l'immagine che in essa si venera. Si può dire anzi, che la festa cominciasse sette giorni prima, poiché i montanari della Toscana avevano l'abitudine di venire a Firenze, a vendere i filati ed i funghi secchi, ben sette giorni prima e prepararsi cosi al grande mercato. Il loro scopo apparente era di fare una specie di pellegrinaggio alla Santissima Annunziata, ma venivano soprattutto per vendere la loro merce, che era bella e cucita bene. "In questa occasione Firenze era addirittura invasa da tanti di montanari e dì montanare zotiche e dure, che con le gonne corte, coi fianchi largi e con certe vite, Dio l'abbia in gloria, larghe tonde più d'un metro - scrive Giuseppe conti - camminavano piano piano per la città, col naso per aria, smelensite, rintontite da frastuono, dalla vista di quei palazzoni tutti di pietra, che parean cave, dalle torri, dalle chiese e più che altro dal lusso delle dame e dalle carrozze dorate. - continua - Tutta quella folla era oggetto di curiosità e di riso per la stranezza delle fogge e per la ruvidità dei panni che vestivano."
Ma il maggior divertimento cominciava la sera: i contadini e le montagnole passavano la nottata nella chiesa, e nei chiostri dell'Annunziata e fuori sotto i loggiati, perché non trovavano, dato il grande afflusso di persone, altro posto dove rifugiarsi. Naturalmente mangiavano e le prosperose contadine, desiderose quanto i giovanotti, si lasciavano "conquistare" e dimostrando di fatto a come erano "facili". Ma queste prosperose donne cercavano soprattutto marito e cosi si lasciavano prendere facilmente: quanti matrimoni in questo periodo...
I contadini, tanto quelli in chiesa, che quelli fuori, finché non veniva loro sonno, cantavano inni alla Madonna; vuoi per le voci discordanti, per le cadenze o le cantilene noiose di tanta gente, invece che un atto di devozione sembrava una festa per fare chiasso, perciò difficile o forse impossibile prendere sonno. Come conseguenza, i fiorentini, non i giovani loro facevano all'amore con le prosperose contadine, la sera del 7 settembre si recavano in folla in Piazza dell' Annunziata a godere dello spettacolo, e divertirsi per una gazzarra cosi inusuale. Gli adolescenti si mescolavano fra i contadini urlando anch'essi e ripetendo ad alta voce gli spropositi che quelli dicevano, facendo quasi pensare che era più carnevale e non la natività di Maria. lo scherzo più comune era usare un fischietto di coccio, fischiando negli orecchi dei buzzurri, per farli diventare sordi e probabilmente scatenare anche qualche rissa.
Immaginatevi che tutta questa vicenda, fantastica e pittoresca, avveniva di notte al buio, per portare luce con lampade buffe e scherzose come la festa, vennero inventate le "fierucolone" diventate in seguito nel linguaggio comune "rificolone". Immaginatevi Piazza dell'Annunziata e Via de' Servi illuminate da migliaia di queste luci con rivestimenti colorati e trasparenti, dovevano formare una vista bellissima anche quelle messe sulle finestre delle case dal primo calare della sera fino a notte fonda. le fierucolone non erano come sono oggi fatte in serie, ma fatte a mano dalle mamme e dalle nonne per gareggiare con altre famiglie a chi faceva la più bella: "ona ona ona quant'è bella la mia rificolona, la tua l'è co' pidocchi la mia l'è co' fiocchi, l'è più bella la mia di quella della zia", ritortello cantato all'infinito dai bambini, oppure urlando come forsennati : "bello, bello, chi lo guarda è un corbello!" urlavano i più grandi, il corbello, specie di copricapo, con un lume dentro infilzato con un bastone e seguiti da una folla con campane e fischietti di terracotta. Le rificolone si distinguevano per le varie fogge, alcune erano enormi fantocci di carta, che rappresentavano, in maniera caricaturale le contadine, col lume sotto le sottane, suscitando ilarità al passaggio: spero non dovervi dire il motivo vero? Sottane... calore... Insomma la calata dei "buzzurri" a Firenze diventava una gran festa, che coinvolgeva tutta la città, e di fatto dimostrando che i fiorentini erano e sono un popolo festaiolo. Il quel periodo, almeno tre giorni, i giovani ed i buzzurri si dormiva pochissimo per il gran frastuono che avveniva di notte. Quando la festa giungeva al termine il divertimento si accentuava tirando bucce di cocomero o patate contro le rificolone perchè si incendiassero, e cosi finivano i tre giorni pazzi della festa e tutto tornava alla normalità. Oggi la festa della rificolona ha ripreso un pò a rivivere, io personalmente spero che torni ad essere una grande tradizionale fiorentina e che faccia dimenticare quelle di importazione... vedi Halloween... ma dubito che possa succedere.
 
La festa della Rificolona, nel '800 venne funestata da un delitto che la portò quasi alla sua scomparsa, cosi scrive Giuseppe Conti: "Uno studente si mise a fischiare apposta nell'orecchio a uno dei cavalli di una carrozza che era ferma presso il palazzo Niccolini ora Bouturlin, in Via dei Servi, aspettando i padroni i quali erano a godere lo spettacolo delle rificolone dalle finestre. Il cavallo con quei fischi acuti nell'orecchio si spaventò, fece impennare anche l'altro; ed il cocchiere, tutt'arrabbiato, ammenò una frustata allo studente. Questi che poté sapere dove stavano di casa quei signori, andò ad aspettare che vi tornassero, e a tradimento con un colpo di stile uccise il cocchiere. Così finì tristamente quella baldoria, che tutti deploravano. A poco a poco però, ingentiliti i costumi e rinfurbiti i contadini, che eran sempre i martiri sbeffati e molestati ogniqualvolta venivano a Firenze, anche le rificolone andarono quasi a finire".