Firenze ed i suoi cambiamenti 2 di 2

Percorrete un po' i quartieri nuovi che trovatisi dal lato del Corso Vittorio Emanuele, o dal lato del Viale Principe Amedeo, essi sono stupendi, quali nessun'altra città moderna possiede gli uguali, in mezzo ai giardini stanno dei monumentali palazzi di pietra grigia o gialla con sobria e ben intesa decorazione. Per evitare le ripetizioni, definirò, una volta per sempre, il sistema delle strade fiorentine: cioè quelle vie rettilinee, uniformi, lastricate invece che selciate, coi loro stretti marciapiedi, colle case giallognole a persiane verdi. I materiali di costruzione sono magnifici, nulla di più decorativo di questa bella pietra d'un grigio ferro, che si usa anche per le colonne, per gli stipiti delle porte e le cornici delle finestre. Le decorazioni interne, cominciando dal vestibolo, sono meno felici, v'abbondano i verdi acqua, i turchini grigiastri, mentre il rosso pompeiano vi manca assolutamente: il che deriva dall'essere gli appartamenti in genere poco rischiarati, e perciò dal bisogno di ricorrere per maggior luce ai fondi chiari. Il passato non s'impone che in due luoghi: il Mercato Vecchio, col Ghetto e il Ponte Vecchio.

Intraprendiamo un'escursione in queste venerabili regioni di cui una, mentre scrivo, non è già più che una memoria. Il Mercato Vecchio si stende (o meglio si stendeva) nel cuore stesso di Firenze, a due passi dal Battistero e dalla Piazza della Signoria. Dietro ad un tal movimento tutto moderno, dietro a tali preoccupazioni d'ordine il meno elevato ed essenzialmente d'attualità, dietro ad un simile paravento di materialismo, si nascondono i ricordi storici che formano la gloria della città. Se non si considerano che i poponi ed i finocchi, potete credervi nell'Italia contemporanea, ma scavate un po' il terreno e vi ritroverete le rovine del Campidoglio e del Foro. Più tardi il Mercato Vecchio servì di asilo agli Ebrei e formò un Ghetto analogo a quelli di Venezia e di Roma. L'associazione israelitica che ne prese possesso riunì le une alle altre tutte le parti del quartiere, per mezzo di corridoi interni, in modo che in caso d'assalto gli abitanti potessero rifugiarsi da un punto all'altro, all' insaputa degli assalitori. In seguito, molti ladri profittarono di tale disposizione per sottrarsi alle ricerche della polizia. La sera il mercato è fantastico e spaventoso, quelle vie strette, dai lumi scarsi e fumosi, con taverne profonde, formano uno spettacolo impressionante. Però rassicuratevi “ognuno può aggirarvisi a qualunque ora del giorno e della notte senza nessun timore e pericoli di venir disturbato.

Il Ghetto e il Mercato Vecchio, da dieci anni se ne intraprese la demolizione per causa di insalubrità. Fu nuovo quartiere ne ha preso il posto! Dal Mercato Vecchio giungiamo in qualche secondo al Mercato Nuovo, un porticato elegante costruito nel secolo XVI da G. B. del Tasso. Soffermiamoci un istante nella via di "Por San Maria ... Se la sua chiesa Santa Maria sopra Porta, la cui campana annunciava le spedizioni militari, è scomparsa nell'incendio del 1304, più d'una delle sue case fu testimonio d'un fatto celebre negli annali fiorentini, l'assassinio di Buondelmonte (1215), che diede origine alle fazioni guelfe e ghibelline”. Di quando in quando vediamo ancora qualche torre del medio evo, che, già in numero di centocinquanta, furono rase nel 1250 all'altezza di cinquanta braccia, poi nel corso dei secoli demolite per lasciar posto a dimore meno feroci. La via Por San Maria sbocca direttamente sul Ponte Vecchio, altro ricordo vivente della Firenze d'altri tempi. Fiancheggiato da negozi come per l'addietro il Ponte Nuovo di Parigi, il Ponte Vecchio è il Palais-Royal di Firenze, intendo dire la sede dei chincaglieri, gioiellieri e negozianti di musaici. Ma la rassomiglianza si limita a quest'anormale riunione, in uno spazio sì limitato, di tanti commercianti rivali tra loro. Le mostre fiorentine non hanno nulla della grandezza di quelle parigine; sono fatte specialmente per le classi medie, e pel popolo. Se non m'ingannai, il "doublé v'occupa un posto più importante dell'oro purissimo, le pietre false sono in numero maggiore dei brillanti, ciò non toglie però che tutto quest'orpello e questo vetrame non abbiano anch'essi la loro seduzione infinita.

Lo scritto è ripreso dal libro: Firenze e la Toscana di Eugenio Muntz, editore Fratelli Trevis, Milano nel 1899

 

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