Senza meta, camminando

09.09.2013 12:44

Mi piace bighellonare senza meta per le strade di Firenze, la conosco troppo bene per fare un itinerario, preferisco lasciarmi guidare da ciò che la mia mente inconsciamente desidera vedere. Cosi mi trovo in Piazza Salvemini, oltre ai soliti negozi, è anche il ritrovo dei senzatetto sempre alterati da litri di birra però non disturbono nessuno; ma non importa, mi guardo attorno e ricordo: un pò più in là c'è l'arco di San Pierino. Una volta era la porta di San Pier Maggiore, di fronte fino al '700 c'era un monastero, qui un mio prozio, piccolo imprenditore che aveva un negozio in piazza della Signoria e fu il primo ed unico importatore di calze di seta provenienti da Parigi, era di Marsiglia; sotto l'arco della ex porta si fermava a bere il suo "gotto di vino" dal suo "vinaino" e fumava un "toscano" di gusto forte e simpaticamente nodoso.  E forse anche lui mettendosi a sedere su una panca, ricordava ciò che era prima, era il 1920. Continuo la mia passeggiata e mi inoltro in borgo degli Albizi ed anche qui ricordo ed un sorriso mi allieta. Ricordo il negozio dove comprai il mio primo impermiabile all'inglese, il trench, lo adoravo.

Continuo a camminare, la strada mi piace odora di antico, con la sua piazza Calamandrei, ora sciupata dai tavolini di un stupido orrendo bar, e dall'altra parte della strada, la Torre Adimari dove, li accanto, un'incantevole piazzetta interna. è tuttora la sede di una delle più vecchie tintorie di Firenze. All'angolo con via de' Giraldi, c'è anche un bel tabernacolo, qui trovo il negozio di abiti da sposa, e stranamente questo mi rende felice; è un punto fermo per me perchè i miei ricordi mi dicono che è sempre stato li. Subito dopo vedo l'entrata, rovinata da scritte e fogli appiccicati, dell'ex cinema Galileo poi diventato cinema Corso, ed infine diventato una delle tante storie di palazzinari indecenti che cercano, inutilmente da anni, di trasformare tutto lo stabile in assurdi mini appartamenti, prima o poi ci riusciranno. In questo cinema ricordo l'ultimo film che ho visto: "le 120 giornate" di Pier Paolo Pasolini. Finalmente arrivo in via del Proconsolo, qui sosto per qualche secondo, e senza pensarci attraverso la strada inoltrandomi al Corso, che noi fiorentini ostinatamente continuiamo a chiamare via del Corso. In questa via qualche cosa di interessante da vedere c'è: a metà Corso sulla destra troviamo via dello Studio con la sua storia del "rifrullo del diavolo" e a sinistra c'è la Piazzetta Donati, la casa dove visse Gemma Donati la moglie del Sommo Poeta, il quale aveva l'uscita posteriore proprio sulla piazzetta. Di fronte l'ingresso della Piazzetta Donati troviamo Santa Maria dei Ricci dove avvenne un blasfemo oltraggio conclutosi con l'impiccagione del malcapitato. Più avanti troviamo una piccola stradina, via Santa Elisabetta, che sbuca a lato di una modesta piazza con lo stesso nome e mi appare con tutta la sua forza e imponenza la Torre della Pagliazza, ex antico carcere (si chiama cosi perchè i dedenuti dormivano sulla paglia), qui mi soffermo per qualche secondo, e ritorno indietro e dopo pochi metri arrivo in Via Calzaiuoli.

Rimango fermo, e non so cosa fare, svolto a sinistra o svolto a destra? Boh, cosi aspetto, arriverà un'ispirazione. Arriva l'ispirazione ed i miei piedi mi fanno girare a destra, ho voglia di rivedere Piazza Duomo, soprattutto il Battistero il mio bel "San Giovanni" cosi tanto amato da Dante Alighieri e da mia madre che è stata battezza li. Qualcuno sa che durante l'ultima guerra quando le Porte del Paradiso vennero tolte per essere protette dai bombardaamneti, trovarono uno strambotto ("strambo" o "strano" e "motto", componimento lirico popolare)? Dubito che molti conoscano la storia, oramai ignoranza regna sovrana a Firenze. Poi il mio sguardo cade sulle due colonne di porfido accanto alle Porte del Paradiso, aggiunte in epoca più tarda, e ricordo la storia arrivata fino a noi cosi, mentre le guardo, mi rattristo, il pensiero corre a mio padre che mi ha raccontato questa leggenda, un bel ricordo. Continuo a camminare ed arrivo in via de' Cerretani, e come colpito da un muro mi giro e penso: è sempre bella questa piazza, anche se cercano di renderla più gradevole ai turisti rovinandola per i fiorentini, e se dovessi morire subito dopo avrei negli occhi la Bellezza. Faccio un profondo respiro e continuo a camminare inoltrandomi nella suddetta via, c'è poco da vedere di rilevanza storica fino a quando non vedo l'entrata laterale della chiesa di Santa Maria Maggiore (VIII sec.). Dimenticavo di dire che vedo anche un disgustoso "barroccino" di souvenir di finti e brutti oggetti fiorentini, ci sono anche diverse "maschere veneziane" che centrano quelle poi, 'sta schifezza è appoggiata al muro della chiesa, è da molto tempo che mi chiedo chi è il celebroleso che ha fatto mettere proprio li quell'obbrobrio, mah! maledetti politici. Torniamo alla chiesa che mi sembra un bel vedere e anche molto più interessante. Come dicevo, una volta arrivato, alzo gli occhi e cerco la mia amicaccia, la "Berta", la vedo, meno male che è ancora li, immobile, pietrificata e sembra che guardi con disprezzo tutti noi povere e insulse formichine. Giro l'angolo e entro nella piazza omonima, noto la solita zingara che chiede con insistenza l'elemosina, ma anche lei deve sopravvivere, no? Ammiro le belle porte di legno intarsiato della chiesa, che qualche anno fa un emerito imbecille provò ad incendiare, io avrei bruciato lui, però mi dicono che è contro la legge, ma anche dare fuoco alle porte lo è, lui si io no. Vabbè.

Passata la chiesa, mi rifermo, cerco di immaginarmi cosa poteva essere qualche secolo fa questa zona, probabilmente un intrigo di case fatiscenti e vie sporche. Continuo la mia passeggiata ed arrivo in via Strozzi, e qui un dilemma mi entra nella testa: se attraverso la via mi trovo in piazza Strozzi col bellissimo palazzo sempre Strozzi, sede di fantastiche mostre o eventi; devo scegliere se entrare a Palazzo o continuare la mia passeggiata, che faccio?. Insomma sono ancora li, all'angolo con via Vecchietti, e non so decidermi da che parte andare, però, in un lampo vedo la mia vita scorrere davanti a me, vedo qualcosa che mi fa girare a sinistra verso Piazza della Repubblica. Il qualcosa che vedo e mi fa andare tristemente verso questa inutile piazza con un orrido monumento di gusto innominabile, sono i turisti, eccoli... arrivano... riempiono le strade, i vicoli e le piazze, mi sento soffocare, troppa gente per me. Attraverso la piazza, entro in via Calimala e la percorro a passo veloce, imbocco via del Corso e faccio la strada inversa per tornare da dove sono partito, piazza Salvemini. Sono arrivato, finalmente, e qui ho la sgradevole sensazione che questa città non è più dei fiorentini. Però, mentre torno verso casa, mi rendo conto che in qualsiasi modo vada, anche con l'invasione di questi nuovi barbari, Firenze è e sarà sempre la mia Firenze, perchè nessun altro la guarda come me, e parlando come un presuntuoso fiorentino mi dico: Non m'importa nulla del turista, Firenze è solo dei fiorentini o da chi naturalmente è malato di campanile; ma è l'unica città degna, soprattutto, per le persone di buona volontà.